L’Olanda ridurrà del 30% il numero degli animali allevati per proteggere l’ambiente.

Il governo olandese ha reso noti i suoi piani per ridurre del 50% le emissioni di azoto entro il 2030, che prevedono la riduzione del 30% del numero degli animali allevati, dato l’elevato contributo del settore zootecnico alle emissioni nazionali. Si tratta del primo Paese in Europa a prendere questa strada, che il mondo scientifico indica ormai da tempo, avvertendo che le soluzioni tecnologiche non sono sufficienti a ridurre gli impatti del settore, se non si interviene anche su numero e densità degli animali allevati. La stessa Agenzia per la valutazione ambientale dei Paesi Bassi, incaricata di stilare il piano di riduzione delle emissioni di azoto, aveva calcolato due scenari ed entrambi prevedevano una riduzione del 30% degli animali allevati.

Il ministro dell’agricoltura Staghouwer ha dichiarato di comprendere le preoccupazioni degli allevatori, ma ha sottolineato che non bisogna fuggire dall’evidenza che impone di ridurre drasticamente le emissioni di azoto, affrontandone anche le conseguenze. Il Governo non lascerà soli gli allevatori, poiché sono stati stanziati 25 miliardi di euro per accompagnare questa transizione. In Olanda per decenni gli alti livelli di emissioni e di carichi di azoto, principalmente dovuti alla zootecnia, hanno progressivamente deteriorato gli habitat naturali più vulnerabili. Greenpeace Olanda, con una lettera di messa in mora e un dettagliato rapporto, ha minacciato di portare lo Stato in tribunale per il mancato rispetto della Direttiva Habitat, come già sta avvenendo in diversi Paesi europei per l’inadempienza verso la crisi climatica. Il governo si è messo allora al lavoro sull’accordo di coalizione i cui piani sono stati resi pubblici pochi giorni fa, che vedrà anche il contributo di banche, dell’industria della trasformazione e della distribuzione, al fine di rafforzare la posizione degli allevatori nelle filiere. Ora più che mai è infatti necessario sostenere una reale transizione ecologica del settore, per un sistema con meno animali allevati ma garantendo al tempo stesso agli agricoltori qualità e valorizzazione del lavoro.

L’Italia è tra i paesi europei oggetto di procedure di infrazione per il mancato rispetto della direttiva nitrati, proprio a causa degli eccessivi carichi di azoto principalmente dovuti alla zootecnia intensiva. Con un’inchiesta svolta in Lombardia, la regione italiana che ospita gran parte del patrimonio zootecnico nazionale, Greenpeace ha rivelato come in più di un comune lombardo su 10 sono a rischio ambientale per eccessivi carichi di azoto: vengono allevati troppi animali rispetto alla capacità del territorio di assorbire l’azoto derivato dagli effluenti zootecnici.
La riduzione della densità e del numero dei capi allevati continua ad essere un tabù per la politica italiana, sebbene il mercato stesso dia indicazioni in tal senso, attraverso cicliche crisi della domanda di prodotti di origine animale e aumento dei costi di produzione, che mettono in difficoltà gli stessi allevatori. La strada olandese è quella da intraprendere: rimandare metterà solo più a rischio l’ambiente, la salute, e la stessa agricoltura.