In una recente intervista, il presidente di Anica, Francesco Rutelli ha sentenziato che «Con l’avvento di Netflix il mondo dell’audiovisivo sta cambiando: a decidere il ciak giusto non è più il regista, ma un algoritmo». Non per difendere la programmazione di Netflix, ma il cinema è un prodotto che da sempre ha a che fare con un pubblico di riferimento, che sia largo o ristretto, smanioso di intrattenimento o alla ricerca di nuovi linguaggi. Di «algoritmi» ce ne sono già stati e continueranno a esserci.

Come nel caso del nuovo disaster movie di Rob Cohen, Hurricane – Allerta uragano, un condensato di eventi catastrofici (una tempesta violenta in Alabama che porta tutto via) e di atti eroici e malvagi (rapinatori senza scrupoli che si introducono nella Zecca dello Stato vs improvvisati difensori della legge che vogliono impedire il furto di seicento milioni di dollari), a uso e consumo di spettatori in cerca di facili emozioni, in queste prime giornate estive che segnano l’avvento di un cinema più leggero. Hurricane risponde a una logica di mercato precedente a Netflix (che con questo film non ha niente a che fare) e a tutte le altre piattaforme, nata ben prima del cinema stesso.