Il partito famigliare riconferma la formula che gli ha permesso di diventare, alle ultime europee, la prima formazione politica francese. Oggi, Marine Le Pen – candidata unica alla propria successione – sarà ovviamente riconfermata alla presidenza del Fronte nazionale, alla conclusione del XV congresso che si tiene alla Cité Internationale di Lione. Al padre, il vecchio Jean-Marie Le Pen, resta la carica di presidente onorario.

Ieri è stato il giorno dell’incoronazione di un’altra Le Pen. Gli 83mila iscritti che rivendica il partito hanno votato per il rinnovamento del comitato centrale (il parlamento del Fronte nazionale, una struttura di 120 persone, che si riunisce poco) eleggendo la giovane e unica deputata Fn, Marion Maréchal-Le Pen, 24 anni, figlia di una sorella di Marine Le Pen (l’altro deputato dell’estrema destra all’Assemblea nazionale è stato eletto sotto i colori dello schieramento Bleu Marine). Secondo voci ufficiose, Marion Maréchal-Le Pen avrebbe ottenuto l’80% dei voti, seguita da Louis Alliot (76%), compagno di Marine Le Pen. Al terzo posto arriva Steeve Briois, sindaco di Hénin-Beaumont, nel nord della Francia, al quarto Florian Philippot, braccio destro di Marine Le Pen e ideologo della svolta in corso, che ha portato ad aumentare i consensi all’estrema destra. Al punto che, a pochi giorni dal congresso di Lione, Marine Le Pen ha proposto un’ampia alleanza ad altre forze politiche euroscettiche che va da piccole formazioni di destra estrema (Mouvement pour la France di Philippe de Villiers, Debout la France di Nicolas Dupont-Aignan) fino a una possibile intesa con i seguaci di Jean-Pierre Chevènement, che è stato ministro degli interni con Mitterrand.

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L’ascesa di Marion Maréchal-Le Pen segna però un momento di ripensamento della strategia di «de-diabolizzazione» perseguita da Marine Le Pen. La presidente ha affermato ieri che la giovane deputata «ha fatto sapere di non volere responsabilità esecutive in seno al Fronte nazionale». Ma sta di fatto che la vecchia linea del partito, molto anti-immigrati, anti-islam, tradizionalista e liberista, sta riprendendo terreno. La giovane Marion Maréchal-Le Pen la rappresenta. Alliot nega che ci siano «due linee» nel Fronte nazionale. «Tra il crollo politico e morale del potere socialista screditato, più basso che mai, il bagno di sangue all’Ump, ci siamo noi, i patrioti, gente seria eternamente legata alla Francia. Dobbiamo sempre tener ben presente che non lottiamo per noi stessi, ma per la Francia e i francesi», ha avvertito Alliot.

Il partito è oggi proteso verso nuove conquiste elettorali: nel 2015 ci sono le elezioni dipartimentali e le regionali, trampolino prima delle presidenziali (e legislative) del 2017. Il Fronte nazionale punta a nuovi successi. Spera di diventare in molti dipartimenti l’ago della bilancia. Non esclude risultati sorprendenti alle regionali nel Nord-Pas-de-Calais e in Provenza, dove sta rinnovando i quadri, mette in avanti i giovani per attirare le nuove generazioni.

In Europa, Marine Le Pen tesse la sua trama, anche se Nigel Farage dell’Ukip ha rifiutato l’alleanza con il Fronte nazionale e ha così impedito all’estrema destra francese, malgrado i suoi 24 deputati, di formare un gruppo parlamentare all’europarlamento. Senza gruppo, ci sono meno soldi. Per questo, il Fronte nazionale ha trovato una mano tesa dal presidente russo Putin, che ha favorito un prestito di 9 milioni di euro tramite una banca controllata dal Cremlino, che pare sia solo la prima tranche dei 40 milioni attesi. A Mosca guarda anche Matteo Salvini, alleato europeo di Marine Le Pen, che ieri si è detta «in estasi» di fronte «all’energia» del leader della Lega Nord, che dopo aver partecipato al congresso Fn di Lione doveva partire per la Russia, «argine contro la mondializzazione e l’islamismo». Un incontro che è stato l’occasione per mettere nello stesso sacco Nicolas Sarkozy e Matteo Renzi, «gran talento oratorio e menzogna politica», ma «ad un certo punto la gente se ne rende conto», ha assicurato Marine Le Pen.

Oggi il congresso si chiude, mentre all’esterno si è fatta sentire la protesta delle organizzazioni di sinistra, condita anche da alcuni incidenti causati da giovani in nero con il volto coperto, con laboratori di «educazione popolare antifascista».