La Spagna ha chiesto un mandato di arresto internazionale per l’ex presidente cinese Jiang Zemin come parte di un’indagine sul presunto genocidio in Tibet. La Cina ha reagito come ci si poteva attendere; Pechino si è detta adirata. Al di là dell’accusa di genocidio tutta da provare, la decisione spagnola, oltre a peggiorare i rapporti tra i due paesi, non riconosce lo sforzo cinese di avere rapporti diplomatici internazionali più normali che in precedenza. Lo Stato nazione ha giocato un brutto scherzo ai cinesi, affezionati alla loro essenza imperiale, che gli avrebbe permesso di continuare a gestire anche il Tibet all’interno di logiche dettate da matrimoni combinati e tributi. In cambio ai tibetani sarebbe stato presumibilmente riservato un quieto vivere. Lo Stato cinese – dice il Pcc – ha portato il progresso in Tibet. I tibetani rispondono: i cinesi stanno uccidendo la nostra cultura. L’Occidente, anche a seguito di iniziative come quella spagnola, urla «Free Tibet», senza considerare che i tibetani parlano ormai di autonomia, all’interno di un dato certo: l’unità territoriale cinese.