In Italia al cinema si fanno sempre più figli nonostante le statistiche recentissime confermino che nel nostro Paese il tasso di natalità è sempre in decrescita. Chissà allora se è proprio per questo (strategia subliminale più efficace dei bonus bebè fantasma?) che i film si concentrano sulla natalità. Meglio se affidata agli adolescenti come in Piuma di Roan Johnson – in televisione la terribile Mia moglie, mia figlia, due bebè di Eugenio Cappuccio ma siamo in (dolce?) attesa di Romanzo famigliare di Francesca Archibugi.

Una coppia di ragazzini è anche al centro di Slam – Tutto per una ragazza il nuovo film di Andrea Molaioli. Ma se i due giovanissimi genitori di Piuma avevano una loro fisionomia – pur assorbendo a quanto detto dal regista le paure sull’essere genitori di lui stesso e dei suoi amici, dunque di una generazione di trenta-quarantenni – quelli di Molaioli (sua la sceneggiatura con Ludovica Rampoldi, Francesco Bruni, ) appaiono molto più sfocati. Di lei, Alice (Barbara Ramella) sappiamo solo che è una «pariolina» (vedi ricca) viziata. Di lui, Sam (Ludovico Tersigni), l’io narrante appena di più: la mamma (Jasmine Trinca) bella e creativa con molti fidanzati e il padre sfacciatamente casinista (Luca Marinelli, il personaggio migliore) lo hanno avuto a sedici anni e spesso recriminano davanti al povero figlio convinto per questo a interrompere la «predestinazione» familiare.

Alice e Sam si mettono insieme, giocano, ridono, fanno l’amore. Poi lui si stufa del rapporto e svanisce ma un giorno lei gli dice che è incinta e il figlio se lo vuole tenere. Fin qui niente di nuovo compresi i genitori di lei che le chiedono di abortire perché non si è saputa occupare nemmeno del pesce rosso. Intanto anche la madre di lui è incinta del nuovo compagno e in un fiorire di nascite tutto andrà a posto. All’origine c’è il romanzo di Nick Hornby (Guanda) di cui le atmosfere tutte inglesi di un certo «proletariato» si perdono nella romanità. Rimane la passione di Sam per lo skate e per il suo idolo, Tony Hawk con cui il ragazzo un po’ si immedesima un po’ si arrabbia.

Molaioli è un regista che cerca sin dall’esordio, La ragazza del lago, il confronto col genere, lì era un noir di provincia, in Il Gioiellino lo scandalo economico, ora tocca al teen movie sfida difficilissima in cui il confronto rispetto agli altri sembra quello più pasticciato. A cominciare proprio dai ragazzini che appaiono come il riflesso delle paure di un qualsiasi genitore – mica mia figlia/o farà questa cazzata? – senza trattenersi dalla convinzione che mettere su famiglia significa diventare adulti. Difatti il ragazzo che nei sogni/visioni sul futuro sbaglia tutto quando si trova alle prese col pupetto farà tutto giusto (migliorando pure la durata delle sue prestazioni sessuali).

Di ciò che sono o pensano però non sappiamo nulla se non pochi riflessi da manuale degli adolescenti. Tutto sembra facile – forse lo è nella casa museale con cameriera di lei – e necessario, pure stare a casa di mamma fino all’università – come fa lui. Ma a parte il sentimento edificante perché fanno un figlio non lo sapremo mai.

Ps. Mi piacerebbe vedere un film sui due adolescenti che non lo vogliono. Mica per ansia di verità solo perché pedagogicamente aiuterebbe a smuovere il conformismo edulcorato che impera.