Mentre i candidati per la segreteria nazionale del Pd si avviano a un confronto tutto fair play, nei territori, in sordina, parte la sfida dei congressi. Che invece è ruvida. Anche perché in questa partita la vittoria di Renzi è meno scontata di quella di cui parlano i sondaggi per le primarie dell’8 dicembre. Aperte, come di fatto saranno anche le elezioni per i segretari provinciali: votano solo i tesserati, ma ci si potrà iscrivere fino al momento del voto. Una sfida di abilità per i professionisti delle truppe cammellate.

A Roma, poi, lo scontro rischia di essere durissimo: e non fra Renzi e Cuperlo. Ma tra cuperliani e cuperliani. Entrambi possibili vincitori. L’area della sinistra, nella Capitale, si è fatta in due. E il candidato nazionale si guarda bene dall’intervenire prima del 7 novembre, data in cui i congressi provinciali vanno celebrati. Da una parte lo stimato ex assessore alla sanità del Lazio Lionello Cosentino, politico di polso ed ex parlamentare. Dall’altra il giovane Tommaso Giuntella, di formazione ’turca’ ma cattolico apostolico e scout, figlio d’arte di Laura, ex deputata e di Paolo, indimenticabile vaticanista del Tg1). Ed ex della squadra di Bersani alle primarie: ma poco obbediente, e infatti poi non candidato in parlamento.

Con la divisione della famiglia della sinistra, a Roma si sono divise aree storiche e antichi sodalizi elettorali. Sostiene Cosentino il segretario regionale uscente Enrico Gasbarra; ma il suo vice e uomo-macchina Domenico Giraldi sta con Giuntella. Sostengono Cosentino i zingarettiani Enzo Foschi, ma l’ex segretario romano Marco Miccoli e si è posizionato dall’altra parte. Sostengono il primo i zingarettiani Enzo Foschi, capo della segreteria del sindaco, il consigliere regionale Massimiliano Valeriani. E il bersaniano viceministro Fassina, frontman dell’area Fare il Pd; ma non la coordinatrice nazionale della stessa area Micaela Campana. E ancora sta con Cosentino la sinistra di Pietro Folena e Francesco Simoni, ma non il consigliere regionale Mario Ciarla. Ovviamente con Giuntella è schieratissima invece la sinistra dei giovani turchi di Matteo Orfini. E il dalemiano Claudio Mancini. E qualche renziano della prima ora.

All’origine della divisione – ma nessuno lo ammette apertamente – il fatto che la candidatura di Cosentino sia stata proposta dall’instancabile fucina di casa Bettini, king maker romano, trasversale alle correnti ed oggi attivissimo nel congresso nazionale. Un nome di un collaboratore di Zingaretti, che è piaciuto subito al sindaco Marino, che pure vota Renzi (che qui schiera il govane Tobia Zevi, mentre per Civati corre Lucia Zabatta).

Il fatto è che, al di là delle infinite correnti e subcorrenti dem della capitale, Cosentino viene visto di buon occhio da quelli che invocano un Pd che tenga anche di fronte al turbine Marino, sindaco molto autonomo (ma è un eufemismo) dal partito romano. Giuntella non ci sta: «Io ho fatto una proposta più di un mese fa, e su questa ho ricevuto moltissime adesioni. Nessuna lotta fratricida: ci confronteremo».