Anche gli alpini, a volte, devono arrendersi all’evidenza. Perfino gli uomini-simbolo arrivano al capolinea. Giancarlo Gentilini, classe 1929, lo «sceriffo» della Liga di Marca non solo è costretto al ballottaggio nella «sua» Treviso, ma addirittura rischia di sancire il tramonto del Carroccio di governo capace di portare Luca Zaia alla guida della Regione.

Il verdetto del primo turno è netto: Giovanni Manildo, avvocato, sposato con tre figli, colleziona il 45% dei consensi e stacca di dieci punti l’ex sindaco per due mandati che a Ca’ Susegana è rimasto come vice sindaco in attesa di ricandidatura. Gentilini ha fatto il pieno con la lista civica personalizzata (19%), ma ha scontato la delusione nei confronti della Lega Nord in versione maronita che ha annichilito (anche in parlamento) l’anima del federalismo padano. Il Pd, invece, incassa il 24% con Sel e le tre civiche di sostegno intorno al 5%. Alessandro Gnocchi del M5S – che proprio da Treviso aveva spiccato il volo elettorale in Veneto – finisce alle spalle di Massimo Zanetti di «Prima Treviso» che nell’ultimo comizio aveva promesso l’acquisto della squadra di calcio ormai in terza serie.

Un risultato condizionato, come nel resto d’Italia, dall’astensionismo: affluenza al 63,2% che difficilmente cambierà nel turno di ballottaggio. Ma già a ridosso dei primi numeri dai 77 seggi il centrosinistra sentiva la svolta storica, perché mai come in questa tornata il monopolio leghista su Treviso sembra definitivamente incrinato. Da oggi si riparte con la campagna elettorale porta a porta, ma anche con gli incontri per definire gli apparentamenti anti-Gentilini.

Tutto deciso, al contrario, nell’altro capoluogo del Nord Est che si conferma «laboratorio» in grado di anticipare le soluzioni di palazzo Chigi. E sull’onda del governissimo, ha fatto centro la vera tradizione dello scudocrociato. A Vicenza, il sindaco Achille Variati (sostenuto soltanto dai simboli di Pd e Udc) aspetta la conferma al primo turno. Nello spoglio viaggia verso il trionfo: con meno della metà delle 112 sezioni scrutinate, contava sul 55% dei voti. L’ex giovane fenomeno della Dc di Mariano Rumor è approdato ad una versione civica a metà strada fra Dellai e Renzi. Si rivela il sindaco ideale per ogni lobby vicentina, ma anche per la sussidiarietà alla veneta al tempo della crisi.

La leghista Manuela Dal Lago, ex presidente della Provincia, affonda: poco più del 25% con il Carroccio che resiste (dividendo il 13% tra la lista con il Carroccio e la civica «libera dagli schemi»), ma con il Pdl che tracolla al 12% per assoluta mancanza di appeal locale. Liliana Zaltron del M5S ottiene meno voti da candidata sindaco rispetto al simbolo di Grillo che non va troppo oltre il 6%. La sinistra vicentina esce dalle urne frammentata e ancor più allo sbando. Valentina Dovigo (Sel) con il 3% dei consensi; Guido Zentile (Rifondazione) e Raffaello Giampiccolo (Alternativa comunista) a livello di prefisso telefonico. Nel resto del Veneto, ancora brutte notizie per la Lega di Flavio Tosi: a Bussolengo (Verona) Massimo Girelli non va oltre il 38% e rischia al ballottaggio. E a San Donà di Piave (Venezia) le urne del primo turno premiano il democratico Andrea Cereser «benedetto» anche da Matteo Renzi.

I berlusconiani si consolano con i piccoli municipi come Casalserugo (Padova): la giovane Elisa Venturini festeggia con l’85% dei consensi in uno dei comuni più colpiti dall’alluvione del 2010.