Il Movimento 5 Stelle perde la maggioranza in uno dei municipi romani e scatta ancora una volta un segnale di allarme rosso per Virginia Raggi. La sindaca, arrivata alla metà del suo mandato, in virtù delle nuove regole pentastellate in fase di elaborazione sarebbe potenzialmente ricandidabile.

Alle elezioni comunali del giugno 2016 vinte da Raggi il M5S aveva conquistato 13 dei 15 enti di prossimità in cui si divide Roma Capitale. Al centrosinistra erano rimasti soltanto i quartieri del centro storico. La mappa elettorale pareva disegnare un assedio delle periferie grilline ai quartieri che si trovano all’interno delle mura aureliane, ma ormai da mesi ha cominciato a cambiare di colore e quella rappresentazione netta si sfuma sempre di più. Il M5S è già finito in minoranza al III e all’VIII municipio. Nel primo caso Paolo Pace, il presidente sfiduciato, aveva finito per aderire a Fratelli d’Italia. Nel secondo Roberta Capoccioni, considerata vicina a Roberta Lombardi, si era ripresentata senza successo. In entrambi i municipi, dopo un periodo di commissariamento, il centrosinistra è uscito vincente dalle urne e sono stati messi in piedi diversi esperimenti locali di amministrazioni che mescolano partiti tradizionali a personalità della società civile.

Adesso pare scoccata l’ora della gestione grillina nel municipio XI, che si estende lungo la periferia sudovest della capitale che confina con il comune litoraneo di Fiumicino e che abbraccia quartieri popolari e popolosi come il Trullo e la Magliana, territori al centro di storiche lotte per la casa e i diritti sociali che un tempo erano serbatoi di voti per le sinistre. Qui abitano più di 150 mila persone. Da questa parte della città dovrebbe insistere il mega-progetto dello stadio della Roma di Tor di Valle. Non sembra un caso che proprio il consiglio municipale in cui il M5S è entrato in crisi avrebbe presto dovuto esprimere il proprio parere, seppure non vincolante, sulla grande opera. La consigliera comunale Francesca Sappia fino a pochi giorni fa faceva pendere la bilancia dalla parte dei 5 Stelle ma da ieri ha deciso di aderire al gruppo misto. Aveva fatto parte del «tavolo urbanistica» del M5S romano, l’organismo di base composto da attivisti che si era pronunciato proprio contro il progetto dello stadio e che era stato esautorato dalla decisione della giunta Raggi.

Per la consigliera Sappia, che da tempo era ai ferri corti coi suoi colleghi di maggioranza, il M5S «ha dimostrato di non rappresentare più quegli ideali per i quali mi ero candidata». Il suo dissenso rimanda alle gigantesche questioni che ricadono sul territorio. Come segnalato dalle dimissioni dell’assessora all’ambiente Pinuccia Montanari, dalla crisi di Ama e della gestione dei rifiuti: dopo l’incendio al Tmb Salario, impianto-discarica in mezzo ai palazzi dall’altra parte delle città, parte dell’immondizia dovrebbe essere trasferita proprio nel municipio XI, nella Valle Galeria. Sappia lamenta «le scelte calate dall’alto, la mancanza di ascolto dei consiglieri, l’assenza sul territorio». «Era arrivato il momento di uscire – insiste – non condividevo quasi più niente, sono rimasta molto delusa».

La consigliera comunale Cristina Grancio, uscita dal gruppo del M5S in assemblea capitolina e anch’essa reduce dalla mortificazione subita dai grillini del «tavolo urbanistica», non si mostra stupita dalla defezione. E annuncia che non sarà l’ultima. «Mi aspetto altri addii – dice Grancio – Dentro al M5S c’è la sensazione diffusa di combattere per nulla».