Lo scontro tra Pdl e Pd non è causato solo dalla Berlusconeide: ieri a riaccenderlo ha contribuito una dichiarazione del sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta, che ha spiegato che il governo dovrà scegliere tra varie opzioni – Imu, Iva, cig – e che quindi qualcuno dei provvedimenti potrebbe non essere finanziato, visto che la coperta è corta: da qui l’ira del Pdl e di Renato Brunetta, che chiedono a gran voce sia di evitare l’aumento Iva (dal 21 al 22%, previsto dall’1 ottobre), che la cancellazione dell’ultima tranche dell’Imu.

Tra l’altro, indiscrezioni provenienti dallo stesso ministero dell’Economia, manco a farlo apposta hanno anticipato che domani, alla scrittura del Def, il consiglio dei ministri potrebbe aggiornare il deficit al 3-3,1% rispetto al 2,9%, varcando quindi la soglia «sacra» fissata dal patto di stabilità Ue e sollecitata anche dall’ultima visita del Commissario europeo Olli Rehn.

Insomma le cose si complicano e si conferma sempre più che la coperta è corta. «Le risorse che abbiamo a disposizione per i prossimi 2-3 mesi presentano un percorso impegnativo perché oltre all’Iva c’è anche l’Imu e gli ammortizzatori sociali. Quindi nelle prossime ore dovremo fare una valutazione complessiva e decidere quali siano le priorità», la dichiarazione di Baretta che ha acceso la miccia nella maggioranza.

Subito ha risposto Renato Brunetta, capogruppo Pdl alla Camera e mastino dell’Imu (e adesso anche dell’Iva): «È bastata la visita di un giorno a Roma di Rehn, con le sue inopportune dichiarazioni, che tutti adesso reputano inevitabile l’aumento dell’Iva a ottobre – dice – Gli accordi di maggioranza prevedevano che non aumentasse l’Iva a ottobre, e così sarà. Altrimenti non ci sarà più la maggioranza».

«Gli impegni del premier Enrico Letta nel discorso su cui ha ottenuto la fiducia delle Camere lo scorso 29 aprile erano chiari – ha poi spiegato Brunetta – “rinunciare all’inasprimento dell’Iva”, “superare l’attuale sistema di tassazione della prima casa”, “generale riduzione del costo del lavoro e del peso fiscale”. Provvedimenti complementari l’uno all’altro e non alternativi. Per i quali, tra l’altro, il Pdl ha fornito al governo ipotesi di copertura più che sufficienti».

Brunetta si comporta evidentemente come se fosse all’opposizione, facendo finta di non sapere che le risorse sono esigue: e che già l’eliminazione dell’Imu per tutti (anche per i ricchi) ha messo in pericolo risorse per il lavoro e la cassa integrazione. Adesso insiste, facendosi paladino dell’Iva, di commercianti e consumatori.
La contro-replica arriva dal viceministro (Pd) Stefano Fassina, che invita a questo punto a riaprire il capitolo Imu: «Recuperiamo le risorse lasciando l’esenzione per il 90% delle prime case, e reintegrando la tassa per il 10% di abitazioni di maggior pregio. Potremmo così ricavare un miliardo per coprire l’Iva e un altro per togliere l’Imu ai beni strumentali delle imprese, come hanno chiesto tra l’altro gli stessi industriali». Un tasto che fa inviperire il Pdl, che a sua volta attacca Fassina.

Insomma un gorgo di dichiarazioni da cui pare difficile uscire. Con la Cgia di Mestre che calcola che siamo già tra i paesi con l’Iva più alta nell’area euro (con Olanda, Spagna e Belgio, anche loro al 21%, gli altri tutti sotto), e che ci vogliono 1 miliardo di euro per evitare l’aumento quest’anno, e ben 4 per congelarlo anche nel 2014. Il Codacons, dal canto suo, calcola che dal primo aumento dell’Iva, nel 2011 (in settembre, governo Berlusconi, passò dal 20 al 21%) c’è stato un minor gettito per lo Stato di 6,5 miliardi di euro.

Infine il nodo del 3%: come detto, domani la previsione del deficit 2013 potrebbe essere aggiornata dal governo al 3%, al 3,1% o al 3,15%, rispetto al precedente 2,9%.Male anche il Pil, dato in calo dell’1,7% dell’1,8%. D’altronde, lo stesso ministro Saccomanni qualche giorno fa aveva detto che «piccoli scostamenti sarebbero stati minimi e gestibili», appunto con qualche aggiustamento nel corso dell’anno senza prevedere delle vere e proprie manovre correttive.