Le quattro mura di Area Pergolesi sono “addobbate” a festa. Niente decorazioni natalizie ma quarant’anni di storia di Litfiba scorrono senza sosta fra le pareti bianche, celebrando una delle band più importanti della storia del rock italiano. L’occasione profuma di regalo di Natale in anticipo visto che Piero Pelù e Ghigo Renzulli sono a Milano per presentare “L’ultimo girone”, il tour d’addio che partirà la prossima primavera da Padova per poi spostarsi a Napoli, Roma, Milano e, ça va sans dire, Firenze. “E’ una festa per i nostri 40 anni (+2) di carriera” spiega Pelù «Un traguardo per noi impensabile quando, nell’ottobre del 1980, iniziavamo le prime prove in studio. Eravamo cinque “raccattati”, come si dice a Firenze, in cerca di un suono che fosse solo nostro anche se influenzato dal punk, il goth e la new wave». Dopo anni di gavetta in giro per l’Europa, l’esordio nel 1985 con il leggendario album Desaparecido, il primo capitolo della cosiddetta “trilogia del potere” il cui tema portante era il rifiuto di ogni totalitarismo «Siamo sempre stati una band scomoda» prosegue l’inesauribile frontman «Non abbiamo mai fatto album uguali ai precedenti ma, soprattutto, abbiamo sempre avuto care tematiche che oggi sono attualissime. Come i diritti umani, l’ambiente, le etnie e le guerre petrolifere».

IL VIAGGIO a ritroso prosegue con un ricordo dell’amico cineasta Corso Salani «Stava girando un documentario su di noi a fine anni 80 ma purtroppo è rimasto nel cassetto»; i concerti insLIlI5I5ieme ai CCCP e poi il vero successo di pubblico negli anni 90. Grazie a dischi come El Diablo, Terremoto e Spirito, dopo che dalla formazione originaria se ne andarono il bassista Gianni Maroccolo e il tastierista Antonio Aiazzi. Membri storici della band che, molto probabilmente, rivedremo in qualche data del tour. «I concerti saranno la giusta conclusione di una bellissima storia» aggiunge Ghigo «Suoneremo canzoni diverse ogni sera. Ne stiamo selezionando circa 60/70 e ne pescheremo tre o quattro da ogni album». Pelù poi conclude «Siamo appagati dalla nostra storia. Siamo sempre felicemente in controtendenza e non vogliamo essere quei signori, come quelli della politica, che non staccano mai dalla loro poltrona».