L’ambasciata italiana a Tripoli è nel mirino dei jihadisti. Un ordigno esplosivo è stato scoperto sotto una vettura in dotazione dell’ambasciata italiana nella capitale libica. La polizia diplomatica libica ha fatto brillare l’ordigno. «I servizi di sicurezza di stanza all’ambasciata hanno scoperto un ordigno esplosivo artigianale piazzato sotto una vettura durante le ispezioni di rito – ha riferito una fonte diplomatica – l’auto è stata allontanata dall’edificio e i servizi di sicurezza l’hanno fatto esplodere».

Secondo fonti di questa ambasciata, la vettura «era parcheggiata in strada, lontano almeno un paio di chilometri» dalla sede diplomatica. Sarebbe stato un addetto della sede diplomatica ad accorgersi dell’ordigno e ad aver immediatamente avvertito le forze di sicurezza. «Un autista ha notato un tubo che sporgeva dalla parte posteriore del veicolo», ha riferito un funzionario dell’ambasciata. L’autista, insieme ad un diplomatico italiano che stava viaggiando con lui, sarebbero usciti dal veicolo e avrebbero raggiunto l’ambasciata a piedi. La vettura sarebbe esplosa venti minuti più tardi. «Non è stata una grossa deflagrazione, probabilmente si trattava di una bomba alla gelatina, ma ha distrutto il retro dell’auto. Se qualcuno fosse stato all’interno del veicolo in quel momento, sarebbe rimasto ucciso», ha aggiunto il funzionario.

La Farnesina conferma che nell’esplosione non sono state segnalate vittime, mentre si sta procedendo ai controlli di rito.

Questo è l’ ennesimo episodio che coinvolge una sede diplomatica di un paese che ha direttamente o indirettamente fiancheggiato un attacco militare contro il regime del colonnello Gheddafi, fino alla sua deposizione nel 2011. Nel gennaio scorso, un attentato aveva colpito il console italiano Guido De Sanctis. In quell’occasione la vettura del diplomatico venne colpita da numerosi colpi di pistola. L’auto blindata evitò che il console e le altre persone a bordo rimanessero ferite.

Subito dopo si parlò anche di una prima probabile rappresaglia all’attacco francese in Mali, avviato poche settimane prima. L’episodio di ieri, si inserisce in una serie di attacchi alle sedi diplomatiche. Nello scorso aprile venne colpita l’ambasciata francese a Tripoli. Un’autobomba ferì tre persone, due addetti alla sicurezza francesi e una ragazza libica. Nel settembre scorso, un grave attentato è costato la vita all’ambasciatore americano Chris Stevens e ad altre tre persone.

Secondo l’Intelligence americana, responsabile dell’attacco fu il gruppo radicale Ansar al Sharia, legato al terrorismo internazionale di Qaeda. Ma l’ambasciatore degli Stati uniti alle Nazioni unite, Susan Rice, raccontò in una prima ricostruzione, come Stevens fosse rimasto vittima della reazione della popolazione di un film blasfemo che stava diffondendo reazioni violente in tutto il mondo arabo. Sono ancora in corso indagini per la mancata evacuazione dell’edificio. I jihadisti sfruttano l’assenza dello stato per seminare di nuovo terrore.