La legge sull’agricoltura biologica dovrà tornare in Senato per l’approvazione definitiva. Dopo 13 anni e tre legislature, nella votazione di ieri la Camera dei Deputati ha approvato il Ddl 988 ma lo ha fatto andando ad emendare e stralciare l’uso del termine «biodinamica» dall’articolo 1 e dall’articolo 8 del testo. L’emendamento lo ha proposto il deputato di +Europa Riccardo Magi.

UNA PARZIALE VITTORIA per chi, come la senatrice a vita Elena Cattaneo, ha fatto da anni ostruzionismo nei confronti della legge, alimentando una campagna mediatica di discredito e rallentando di fatto l’iter di una legge fondamentale nel momento in cui l’Europa lancia una strategia agricola improntata alla sostenibilità, «farm to fork», e si appresta ad avviare la nuova Politica agricola comune (Pac). Secondo Cattaneo e altri scienziati che l’hanno seguita, come il Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, le cui tesi hanno fatto breccia anche nel presidente Mattarella, e l’Accademia dei Lincei che ha accolto la notizia del voto di ieri affermando «ha vinto la scienza», la legge avrebbe equiparato una pratica agricola (l’agricoltura biologica) e una pratica esoterica, com’è definita la biodinamica.

AVESSERO LETTO IL TESTO di legge, avrebbero però capito che «il metodo di agricoltura biodinamica» era riconosciuto solo se «applicato nel rispetto delle disposizioni dei regolamenti dell’Unione europea in materia di agricoltura biologica». Se un contadino che fa uso dei preparati biodinamici – il metodo fondato negli anni Venti da Rudolf Steiner – è anche certificato da uno degli enti dell’agricoltura biologica, allora la sua agricoltura biodinamica è anche agricoltura biologica. Un’equazione che conosce bene chi, in Italia, consuma prodotti marchiati dalla fogliolina verde europea. È per questo, che a fronte della decisione della Camera dei Deputati, i sostenitori della legge non si sono scomposti: «Nonostante questo emendamento, il biodinamico continuerà ad essere presente e sostenuto, come lo è stato fino ad oggi, in quanto pratica agronomica che si riconduce al metodo biologico, già riconosciuta fin dal primo Regolamento europeo del 1991 in materia di agricoltura biologica» hanno scritto in un comunicato FederBio, AssoBio e Associazione Biodinamica.

PREMONO ADESSO per «una veloce approvazione della legge fondamentale per supportare la transizione ecologica dell’agricoltura italiana», in quanto «introduce elementi particolarmente significativi come la possibilità di registrare il marchio biologico “Made in Italy”, di istituire distretti biologici che consentano di sviluppare l’agricoltura e l’economia dei territori rurali e di adottare un Piano nazionale per favorire lo sviluppo del biologico italiano come metodo avanzato dell’approccio agroecologico». Ecco perché Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio, ha dichiarato: «Contiamo di avere una corsia privilegiata al Senato. Questa legge è urgente e fondamentale. Ci sembra comunque paradossale che il giorno dopo l’inserimento in Costituzione di riferimenti alla tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, si cerchi di umiliare un metodo produttivo basato sul totale rispetto della natura». La stessa richiesta la avanza anche Slow Food Italia: «Subito in calendario al Senato la proposta di legge licenziata oggi alla Camera. Un provvedimento che l’Italia aspetta da troppi anni» sottolinea un comunicato dell’associazione fondata da Carlin Petrini negli anni Ottanta.

«CONFIDIAMO CHE QUANTO successo alla Camera in questi giorni rappresenti solo un piccolo rallentamento del percorso della legge che deve disciplinare un fiore all’occhiello della nostra agricoltura». Agricoltura biologica significa infatti oltre 81mila imprese (+71 in dieci anni) e oltre 2 milioni di ettari di superficie agricole coltivato in modo sano e rispettoso della fertilità del suolo (+88% dal 2010).

CHE DIETRO L’OPPOSIZIONE ideologica della senatrice Cattaneo (unica a votare contro la legge in Senato, nei mesi scorsi) ci possa essere la volontà di affossare la norma sull’agricoltura biologica traspare dalla dichiarazione di voto espressa ieri alla Camera da Maria Chiara Gadda, capogruppo di Italia Viva in Commissione Agricoltura e prima firmataria del provvedimento: «La caricatura che si è fatta di tali imprese [quelle del “bio”, ndr] va contro l’interesse nazionale in un momento in cui la nostra agricoltura rischia di essere in grave difficoltà con il caro costi dell’energia e mancanza di materie prime. Dobbiamo dire con forza che serve più agricoltura e più modelli di agricoltura adatti a diverse condizioni climatiche e territoriali. La scienza oggi più che mai deve partecipare alla sfida della transizione ecologica, ma non usiamola come una clava per nascondere interessi diversi». Quelli di chi, probabilmente, non ama l’agricoltura né i contadini.