Mille operai fatti entrare per il secondo turno alla Fca di Termoli con le fiamme che già lambivano lo stabilimento. Alle 13 e 45 di ieri molti lavoratori già tremavano e sapevano cosa stesse aspettando loro: un pomeriggio di autentico terrore. In mattinata un incendio – non si esclude che sia stato doloso – tra le sterpaglie della zona industriale di Termoli (Campobasso) a causa del forte vento si è rapidamente propagato arrivando verso le 14 e 30 ad investire due tensostrutture in plastica situate all’interno del sito del Lingotto, al bordo della recinzione. In quel momento la direzione aziendale, sotto la pressione dei lavoratori scossi, non ha avuto alternative e ha deciso per l’evacuazione completa di tutta la fabbrica. «Già entrando si sentiva uno strano odore – racconta Angelo Masi, Rsa Fiom – poi è subito saltata la corrente. Siamo usciti fuori e abbiamo visto il fumo bianco e quello nero provocato dalla plastica in fiamme. Erano a 100 metri e soli 30 dai capannoni dei materiali infiammabili: se fossero arrivate là sarebbe stato il disastro». Ma l’azienda era ancora restia a decidere. «Sono passati venti minuti prima che suonassero la campanella e ho visto capi che anche dopo la sirena chiedevano ai lavoratori di non uscire. Noi invece siamo scappati di corsa mentre le fiamme era già vicine e alte. Delle due, l’una: o la direzione ha sottovalutato la vicinanza delle fiamme o il sistema anti incendio non ha funzionato a dovere», continua Angelo che dal 1987 lavora nella fabbrica ex Fiat che produce motori e cambi, la più grande del Molise e che dà lavoro a 2.700 operai su tre turni a ciclo continuo. «Io sono al reparto motori, ora in produzione abbiamo quelli della Alfa Stelvio», spiega.
«L’ultima volta che fummo costretti a lasciare lo stabilimento fu nel gennaio del 2003 in occasione dell’alluvione – ha ricordato il segretario regionale della Fim-Cisl Riccardo Mascolo – . Ricordo che i lavoratori di turno furono mandati a casa e poi ci fu la Cassa integrazione». Questa volta per fortuna le conseguenze saranno minori. In serata dopo un sopralluogo con i vigili del Fuoco la direzione ha potuto comunicare che la produzione poteva riprendere alle 22 col turno di notte. «Evidentemente le fiamme non sono arrivate ai cavi elettrici – commenta Masi – ma se domani (oggi, ndr) torniamo a lavorare, non abbiamo certezze su come verrà considerato il nostro turno. L’azienda non va per il sottile e non considera la paura che abbiamo avuto: potrebbe chiederci di recuperare le ore perdute con un turno di sabato», denuncia Masi.
Lo scampato pericolo quindi non ha quietato le giuste lamentele dei lavoratori: in un comunicato la Fiom guidata dal segretario regionale Giuseppe Tarantino scrive che «è urgente un confronto non solo con gli Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls) per porre in essere tutte le iniziative volte a impedire che situazioni come quella odierna possano ripresentarsi».
Se è la fabbrica ex Fiat a fare notizia per il nome e il numero di lavoratori in realtà è andata a fuoco buona parte dell’intero nucleo industriale Valle Biferno nel Basso Molise. Oltre alla fabbrica Fca, è stata evacuato il vicino zuccherificio e l’area camper di Rio-Vivo Marinelle, mentre una cinquantina di residenti hanno dovuto lasciare le abitazioni.
NELL’ENNESIMA GIORNATA di roghi, il Molise non è stata l’unica regione colpita. I vigili del fuoco sono stati impegnati in oltre 1.300 interventi, mentre Canadair ed elicotteri della flotta dello Stato sono intervenuti su una trentina di incendi per dare supporto alle squadre di terra. Dalla Sicilia, già funestata nei giorni scorsi dai roghi che hanno distrutto buona parte della vegetazione della Riserva dello Zingaro, alla Sardegna, dove il maestrale ha contribuito alla diffusione delle fiamme. Incendi anche a Peschici, sul Gargano, dove proprio il 24 luglio di 10 anni fa in un devastante rogo morirono 3 persone e altre migliaia furono costrette a fuggire in mare. In serata nel Teramano, nel piccolo centro di Cusciano, una frazione del Comune di Montorio al Vomano, sono stati evacuati tutti e cento residenti per le fiamme che hanno accerchiato l’abitato.