Marco Rovelli è uno degli intellettuali più attenti nel decifrare e interpretare la società italiana. La sua produzione è ricchissima e capace di contenere storie e fatti, numeri e vite reali come immaginarie. Ed è probabilmente proprio per questa sua rara capacità di cogliere le cose e al tempo stesso di immaginarle che Rovelli è in grado di tendere un filo narrativo dentro al quale raccontare una vita, come tante oggi, sparsa quasi per caso sul territorio italiano.

La doppia presenza (Arkadia, pp. 122, euro 13) è un romanzo breve, quasi un lungo racconto che, cogliendo gli istanti della vita di Sara i cui genitori provengono dal Bangladesh, ma la cui esistenza si svolge a Rozzano alle porte di Milano, incornicia una storia che spesso si tende a non raccontare: quella di un paese ossessionato dall’essere un luogo ospitante al punto da rimuovere l’intreccio sociale e, a tratti, magico che lega le persone a quello stesso posto e alla sua storia, rinnovandolo giorno dopo giorno.

«Una doppia presenza» che, provocatoriamente, capovolge quella doppia assenza teorizzata da Abdelmalek Sayad, non tanto per disinnescarla, ma proprio per rimettere al centro chi viene quotidianamente espulso sia da dove vive, sia da quello che viene considerato (spesso da altri) come «luogo d’origine».

LA VITA DI SARA è quella di una diciottenne in un Italia la cui aggressività è pari solo alla sua confusione, in cui Rozzano è il centro di ogni cosa, prima di tutto dell’amore verso Lorenzo. Il paese dove trovarsi al parco è cosa comune, come in mille altri paesi sparsi lungo l’Italia, ma anche il posto che tutto non può contenere e da cui presto sarà necessario e bene fuggire. La pensa diversamente suo padre , la cui vita ha in Rozzano un punto di approdo e di salvezza. Arun, questo il suo nome viene da viaggi la cui durezza e pericolosità ricordano i racconti epici degli eroi del passato. Arun e Sara sono sì padre e figlia a Rozzano, Italia, ma in realtà vivono in mondi lontani e hanno un destino che inevitabilmente tenderà a separarli.

IL LORO CONFLITTO non è solo generazionale ma è ancestrale, proprio perché mette in discussione le origini comuni prima di ogni altra cosa. Marco Rovelli entra con brevi quadri nella vita di Sara, la sua scrittura è levigata e coinvolgente. Lei deve percorrere un viaggio alla ricerca di se stessa e delle motivazioni che la spingono giorno dopo giorno sempre più lontano. Il teatro diviene così il luogo in poter sublimare quella che è evidentemente una doppia presenza, uno stare il più pervicacemente dentro alla vita e alle proprie passioni.

L’AUTORE dà forma e sostanza a una piccola opera di epica quotidiana spesso invisibile o peggio ritenuta tale. Uno sforzo assoluto che mette in scacco le origini in nome di un futuro desiderato e non il contrario. La doppia presenza è il racconto di un lungo peregrinare che ci riguarda tutti e che tutti dobbiamo avere il coraggio di intraprendere.