Ora viene il difficile. Vinta la scommessa della soglia elettorale, la questione è: come rilanciare una soggettività politica radicalmente alternativa ai rapporti sociali dominanti? Innanzitutto, non accontentandosi del risultato. Abbiamo visto che in tutti i paesi Piigs (quelli più colpiti dalla crisi), ma anche nel centro dell’Europa, i partiti “rossi” e “verdi” conquistano, in formazioni a geometria variabile, consensi elettorali doppi, tripli di quelli italiani. Ci sarebbe quindi anche da noi uno “spazio” per una “offerta politica” di sinistra solo un po’ più credibile. Ma dobbiamo guardare oltre le percentuali elettorali.

La vittoria di Renzi non frena affatto una paurosa defezione dell’elettorato (solo poco più della metà degli aventi diritto va a votare), segno che la crisi delle forme della rappresentanza (tutte) procede imperterrita. Soprattutto, sappiamo bene che le magie di Renzi non serviranno a cambiare una situazione economica in crisi strutturale. Servono risposte all’altezza della situazione. Quelle che vengono dalle nuove destre nazionaliste eurofobiche lo sono: portano alla balcanizzazione dell’Europa.

A sinistra abbiamo una proposta di sistema capace di superare gli uni e sconfiggere gli altri? I 10 punti per un’Altra Europa di Tsipras sono una buona traccia, ma serve avviare un enorme laboratorio aperto a tutte le idee per approfondire e sperimentare proposte nuove. Penso al grande lavoro svolto da Sbilanciamoci! in questa campagna elettorale, ma anche alla tre giorni in cantiere a Trento dell’Oltre Economia Festival (31 maggio/ 2 giugno), all’incontro delle reti dell’Economia solidale in programma a Parma (20-22 giugno), alle campagne in corso sull’audit del debito pubblico e alle mille iniziative in ogni angolo del paese e dell’Europa volte a modificare i rapporti di produzione e di consumo, comportamenti e stili di vita. Penso alla madre di tutte le battaglie: l’opposizione al Trattato di libero scambio transatlantico.

Di che tipo di “forza politica” abbiamo bisogno per sostenere un simile scontro?
Non credo ci interessi una lista autobus alla permanente caccia del quorum. Abbiamo bisogno di un soggetto politico popolare, radicato, inclusivo, partecipato. Un movimento politico capace di operare una convergenza dentro un campo largo della galassia delle soggettività che già sono al lavoro e di quelle che ancora potrebbero essere attratte. Forse in Italia ci sarebbe bisogno di un modello capace di tenere assieme le esperienze di tipo Podemos (8% dei voti) con quelle di tipo Izquierda Plural (10%). Vale a dire una organizzazione di nuovo tipo, su basi territoriali autonome, che lavora per campagne, praticando obiettivi concreti e decidendo di accettare il confronto, il mutuo appoggio e la condivisione dei risultati.

Non sprechiamo l’occasione. I garanti della Lista propongano una Carta dei principi e delle regole minime di funzionamento che permettano ai Comitati territoriali di sostegno della Lista Tsipras di trasformarsi in comitati permanenti di iniziativa politica. Rimettiamo in gioco subito il nostro sudato 4% al servizio di un progetto ancora più ambizioso.