Per avere accesso a molti diritti sociali c’è un requisito invisibile ai più, ma necessario: l’iscrizione anagrafica. La residenza permette di ottenere un medico o le cure sanitarie di base, di chiedere misure di sostegno sociale o, di recente, le dosi di vaccino anti Covid-19. Per i cittadini stranieri serve anche a rinnovare il permesso di soggiorno. Nel 2021 in Italia un numero imprecisato di persone sono escluse da tutto questo: italiani poveri e persone di origine straniera. L’unica stima è stata formulata dalla Fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) per questo secondo gruppo: sono oltre 300mila persone.

Per chiedere a politica e istituzioni di cambiare rotta e garantire il diritto all’iscrizione anagrafica senza discriminazioni la Ong Action Aid ha tenuto ieri un flashmob in piazza Montecitorio, davanti alla Camera dei deputati, lanciando la campagna «Diritti in giacenza». Sottotitolo in rosso del grande striscione bianco srotolato di fronte al parlamento: «Senza residenza, senza diritti». Dietro la scritta è stato costruito un muro di pacchi di cartone con il nome dei diritti negati: welfare, mensa scolastica, vaccino, assistenza sociale.

«Le persone più fragili, costrette a vivere in condizioni di irregolarità contrattuale o in immobili non congrui, molto spesso perché povere o impoverite, sono doppiamente penalizzate ed escluse dalla mancata registrazione della residenza», ha dichiarato Katia Scannavini, vice-segretaria generale ActionAid. L’Ong ha attivato delle collaborazioni con realtà attive in quartieri popolari di Roma, Napoli, Bologna e Catania per indagare il problema, elaborare proposte e fare pressione sulle istituzioni (locali e nazionali).

Due le rivendicazioni principali: a livello amministrativo, eliminare le prassi che producono discriminazioni culturali o di chi vive in alloggi non del tutto in regola; a livello governativo, eliminare l’articolo 5 del piano casa Renzi-Lupi. Approvata nel 2014, questa norma ha di fatto impedito l’iscrizione anagrafica di migliaia di persone: non solo occupanti di case ma anche tutti coloro che non hanno in mano un titolo di possesso dell’immobile ritenuto valido.

Anche per i movimenti per il diritto all’abitare lquella contro l’articolo 5 è diventata negli anni una battaglia sempre più importante. L’ultima protesta risale al 9 aprile scorso quando con associazioni come Msf, Asgi, A Buon diritto e con il sindacato Asia-Usb sono scesi in piazza davanti agli uffici dell’anagrafe della capitale.