L’autoproduzione permette a un artista una certa libertà, con il sostegno dei fan da propulsore per fare bene. È il caso di Pula+, artista torinese che per anni ha collaborato con Fabri Fibra e che in due settimane è riuscito a raggiungere la meta del crowdfunding per il suo disco Featuring Pula (nel 2015 aveva pubblicato Non lo so per GiadaMesi, l’etichetta fondata da Dargen D’Amico). Molti gli ospiti amici di Pula, come Ezra (co-produttore), Diego Perrone, Marco Pugliese e molti altri. Dall’hip hop prende a piene mani il non mandarle a dire, una spocchiosa irriverenza dove coinvolge la sua chitarra, che suona come quella di un cantautore atipico. Ne esce fuori un prodotto decisamente sincero, ironico e contestatario, con ritmi che richiamano il blues e che al primo ascolto disorientano. Come Pula dice in Essere Se Stessi Non ha Senso: «La mia vita è un film di Muccino senza Muccino, cioè brutta ma non ne capisci il motivo». Questo disco è bello e audace, ma all’inizio non ne capisci il motivo.