Mohammad Javad Zarif ribadisce i punti saldi della posizione iraniana ma non chiude la porta a una possibile ripresa del dialogo con Washington, interrotto da quando Donald Trump è alla Casa Bianca. Ieri, durante la conferenza stampa a Helsinki con l’omologo finlandese, Pekka Haavisto, il ministro degli esteri iraniano ha ricordato che Tehran portò avanti «proficui e lunghi colloqui» con l’Amministrazione Obama che sfociarono nell’accordo sul programma nucleare iraniano del 2015 (Jcpoa). Ha perciò esortato gli Stati uniti a rispettare quelle intese da cui sono usciti poco più di un anno fa e sottolineato che non è stato l’Iran ad abbandonare il Jcpoa. Potrebbe però farlo ora. La posizione di Tehran è nota: l’Europa deve avviare al più presto un meccanismo per aggirare le sanzioni economiche di Trump o l’Iran abbandonerà i suoi impegni. «(Con Pekka Haavisto) Abbiamo discusso di quello che l’Unione Europea deve fare per salvare il Jcpoa e difendere il suo interesse nella libertà di navigazione», ha scritto in un tweet Zarif.

Proprio libertà di navigazione e la “guerra delle petroliere” restano i punti più scottanti e pericolosi dello scontro in atto tra gli Usa e l’Iran. Tehran ha ammonito gli Stati Uniti contro qualsiasi blitz volto a sequestrare la petroliera iraniana Grace 1, ribattezzata Adrian Darya 1, che ha lasciato nelle scorse ore Gibilterra. «L’Iran ha ammonito i funzionari Usa a non commettere errori perché ci sarebbero brutte conseguenze…Se tale azione sarà intrapresa, o anche se sarà solo dichiarata verbalmente e non eseguita, sarà considerata una minaccia contro la sicurezza marittima in acque internazionali», ha avvertito ieri il portavoce del ministero degli esteri iraniano, Abbas Mousavi. Si è riferito alle voci di un sequestro della Adrian Darya 1 da parte degli Usa dopo la decisione delle autorità di Gibilterra di rilasciare la petroliera fermata il 4 luglio scorso perché sospettata di portare petrolio alla Siria in violazione delle sanzioni europee contro Damasco. Ora il Regno unito mette la retromarcia. «In base al diritto europeo, non possiamo fornire l’assistenza richiesta dagli Usa», ha fatto sapere il governo di Gibilterra in risposta alla richiesta di fermo presentata da un tribunale americano sostenendo che la nave fosse coinvolta nel sostegno a presunte spedizioni “illecite” in Siria.

L’avvertimento di Mousavi è giunto assieme all’annuncio fatto da Tehran che il sistema di difesa anti-aereo e anti-missile Bavar 373, autoprodotto in Iran sulla base del sistema S-300 russo, è pronto per entrare in servizio e a difendere il paese da attacchi aerei e missilistici dei suoi nemici. Le forze armate iraniane diffondono spesso comunicati sullo sviluppo degli armamenti in loro possesso. Non è chiaro però quanto questi progressi potrebbero permettere all’Iran di reggere un possibile, per qualcuno probabile, scontro militare con gli Usa e Israele.