Ogni anno Rodolfo Di Giammarco propone attraverso la rassegna Trend al teatro Belli tesori nascosti (in quanto ancora sconosciuti da noi) della nuova drammaturgia inglese, unanimemente ritenuta la più solida e innovativa del pianeta. Tra le novità di quest’anno, un «racconto» di Alan Bennett, Il gioco del panino, affidato ad un bravissimo Arturo Cirillo: che essendo attore e regista di riconosciuto valore, ne fa, da solo, un vero e proprio spettacolo (quasi a riprendere la bella tradizione di Anna Marchesini che aveva fatto prender vita a diversi racconti dello scrittore inglese). Anche questa volta il sorriso è indissolubilmente legato alla crudeltà: dietro una apparente leggerezza, da sagace osservatore del costume e dei singoli comportamenti, Bennet ci fa conoscere un umile lavoratore, uomo di pulizie che pure sembrano subito molto al di sotto delle sue capacità intellettuali come del ruolo sociale che potrebbe ricoprire. Certo è esagerata la modestia che egli esercita, così come la «discrezione» con cui vela iniziative e movimenti. Per arrivare dritto, dopo meno di un’ora di alibi esibiti, moine cerimoniose, sorrisi molto british e pronunciamenti moralistici (e diversi cambi di abbigliamento in scena, come fossero identità), a farci scoprire la sua pericolosa e perversa attrazione per l’infanzia, che tutto spiega nel rimettere a posto i tasselli della sua complicata vita. Utile, come quella di Bennet, a scoprirci il volto della realtà dietro le più umanitarie, e spesso anche risibili, cordialità.