«L’inferno, sono gli altri», scriveva Jean-Paul Sartre nel 1944 nell’opera teatrale «A porte chiuse» su tre persone pronte a torture reciproche. A vedere molti comportamenti sociali, sembra che questa sia diventata la convinzione più diffusa. Si sfugge alle relazioni con gli altri in ogni modo possibile: riducendo i rapporti a un rassicurante circolo di persone identiche a noi, viaggiando in altri luoghi per ritrovare gli stessi ambienti, piegati sul proprio smartphone, indifferenti agli estranei, diffidenti dei diversi. Si direbbe che «le persone reagiscono agli altri come se le loro azioni venissero registrate e contemporaneamente trasmesse ad un pubblico invisibile, o...