Tieni d’occhio le librerie, fratello lettore, sta per arrivare ADDIZIONI di Lino Angiuli, il suo quindicesimo libro di poesia – edito a Torino da Nino Aragno, come meglio non si può.

 

L’ho letto per intero in anteprima e ne rileggo spesso una poesia – tengo come tutti un cellulare, per le comunicazioni urgenti, ma leggo e rileggo i grandi libri, per le espressioni commoventi.

 

E questo libro ne è colmo, perché questo settantenne poeta pugliese e italiano e mediterraneo non si decide a invecchiare una volta per tutte, anzi sta rifiorendo come ogni primavera fanno le sue amate sorelle piante – non per caso l’ho nominato in un documentario che trovate su youtube ‘Lino Angiuli poeta del vegetalesimo.’

 

Di-cosa-e-come parla il libro (essendo l’arte quell’attività in cui forma e contenuto sono una sola cosa) leggerai nella esemplare Postfazione di Daniele Maria Pegorari – dico leggere dopo aver letto il libro: le postfazioni, come le prefazioni, sono quelle cose che si scrivono dopo e si leggono dopo, come il poetare dopo l’amare.

 

Io qui aggiungo qualcosa su Lino Angiuli intellettuale tutto intero. Poeta. Scrittore. Curatore. Saggista. Antologizzatore. Ideatore e organizzatore e direttore di riviste.

 

Non basta: Lino, che ho avuto la fortuna di conoscere da qualche anno – in uno di quei luoghi di perdizione che sono i festival di poesia -, gioca con le parole non solo sulla carta, ma anche nella vita, parlando, epistolando, emailando, telefonando, conviviando.

 

Fattelo amico, lettore, e parlaci e ascoltalo, esistono ancora persone tutte d’un pezzo, e sai cosa li tiene interi, in questo mondo di uomini a metà? La volontà di bellezza. Che non è la pelle della cosa, il suo vestito, bensì la sua testa-cuore, il suo respiro.

 

Come? Almeno un assaggio di questi versi? Eccolo:

 

Trapassare dalla carne al verde che vuole giustizia / oppure pettinarmi i capelli come fossero di miglio / per questo continuo a dissodare gli alba pratalia / a sparpagliare vocali per raccogliere verbi di carta / tra il concime stallatico e gli inchiostri di giornata

 

Tra il concime stallatico e gli inchiostri di giornata / quando viene il tempo che il sole ce la mette tutta / allora io corteggio la zucchina vergine in calore / allora io scrivo pure per l’animella del cetriolo / lo preferisco al canto funebre del callo sinistro

 

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