Ventisette spettacoli in quattro giorni, a Reggio Emilia, in spazi tra cui i teatri Valli, Ariosto e Cavallerizza, organizzazione battente a cura di ATER, Circuito Regionale Multidisciplinare, Fondazione Nazionale della Danza e Fondazione I Teatri in collaborazione con Rete Anticorpi. Sostegno del Mibact Settimana scorsa alla Nid – New Italian Dance Platform, quinta edizione. Carte blanche su cosa portare ai quattro centri di produzione nazionale, con Virgilio Sieni, Roberto Zappalà, Susanna Beltrami, Aterballetto, gli altri titoli scelti da una commissione italiana e internazionale, novità con otto open studios individuati sulla carta, con esiti contrastanti. Una vetrina promozionale seguita da trecento operatori.

SVETTANO Abbondanza e Bertoni, il loro La morte e la fanciulla è un fuoco di intelligenza fisica, emotiva, musicale: i due artisti sono tra quelli che reputano sostanziale alla danza ottimi interpreti, una ricerca sul linguaggio del movimento e sulla coreografia. C’è chi pensa non sia più necessario. Viva la mediocrità in scena e il testo pseudo-intellettuale di sostegno. Tra le proposte dei centri nazionali, la relazione pregnante tra scena, coreografia e musica rifulge nel Metamorphosis di Sieni su Arvo Pärt, precipita nel pasticciato Ballade di Susanna Beltrami, funziona con Zappalà nella ripresa di A. semu tutti devoti tutti? Di Aterballetto brilla per intelligenza compositiva il duetto O di Philippe Kratz, peccato non avere anche la compagnia al completo, oggi superlativa.

NON DELUDE il solare Bermudas di MK, lascia un segno per la relazione tra pubblico e interprete che mette in moto Seeking Unicorns di Chiara Bersani, lavorato il linguaggio di Joie de vivre di Bertozzi, ha un’anima Bad Lambs di Michela Lucenti. Plauso a Andrea Costanzo Martini con il guizzante Intro per il Balletto di Roma. Esilarante struttura per Graces di Silvia Gribaudi. Tra i giovani spicca Nicola Galli, il suo De rerum natura rivela capacità, Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi (stasera Premio Hermes alla Triennale di Milano) mixano rigore e originalità in Harleking, forse da stringare, ma privo di banalità.
Negli open studios funziona il film Elegia (o delle cose perdute) di Stefano Mazzotta (Zerogrammi) – ma cosa diventerà in teatro? -, curioso il quartetto Les Misérables di Carlo Massari. Certo scegliere sulla carta è rischioso: un teaser e forse si sarebbe evitato il film porno sul Va, pensiero di Verdi, proposto tirando in ballo il postcolonialismo da Salvo Lombardo in Opacity #5.