Roy è un anziano truffatore, con il suo sodale Vincent orchestra salassi finanziari nei confronti di investitori senza scrupoli. Betty è una professoressa in pensione, vedova, facoltosa. Dopo un appuntamento al buio tra i due sembra scoccare la scintilla. Ma nulla è come sembra. Bisogna infatti prestare attenzione alla data posta all’inizio della storia: 2009.

Anche perché non è che poi la storia abbia sviluppi negli anni successivi, quindi la data ha la sua importanza per giustificare le contorsioni della sceneggiatura, tratta dal romanzo di Nicholas Searle. Un pastrocchietto che per voler sorprendere troppo diventa se non trasparente nelle implicazioni almeno molto prevedibile nelle dinamiche.

QUEL CHE PERMETTE al film di barcamenarsi e di incontrare la simpatica tolleranza di una parte del pubblico sono gli interpreti. Helen Mirren diventa sempre più straordinaria e si rivela inossidabile nonostante gli anni che passano. Così come il volto di Ian McKellen che ha attraversato la storia del cinema, storia che gli ha lasciato segni magnificamente indelebili.

Del resto McKellen è un collaboratore abituale del regista, con cui ha sfiorato l’Oscar ai tempi di Demoni e dei. In fondo è la forza dei grandi interpreti di origine britannica, capaci di passare dal palcoscenico, alla tv al cinema dimostrando ogni volta di possedere grande e versatile talento. Il regista Bill Condon alterna invece direzioni e scrittura cinematografica con incursioni televisive.

E gli stessi risultati sono altalenanti con momenti che risultano riusciti e altri molto più modesti. Purtroppo questa prova più recente si allinea tra i secondi e non sono bastati i due protagonisti per renderla sufficientemente apprezzabile, al punto che il titolo L’inganno perfetto sembra quasi suonare come uno sberleffo per i malcapitati.