Sono scesi negli abissi: sei miglia a sud di Lampedusa. Sessanta metri di acqua e buio. Seguendo le tracce segnate dal robot che tre giorni fa ha individuato la barca affondata con il suo carico di migranti, i sommozzatori della guardia costiera hanno raggiunto il relitto. In un’atmosfera tetra e spettrale, tra pezzi di legno e ferro, hanno raggiunto i cadaveri proprio dove il fermo immagine delle videoriprese del rov li aveva segnalati.

Tra i primi corpi recuperati c’è quello di un ragazzo adagiato di schiena sul fondale con le braccia proteste verso l’alto, come a chiedere un aiuto che non poteva mai arrivare. Uno strazio; un altro cadavere aveva la testa poggiata su una roccia e il corpo riverso su un fianco, sembrava che dormisse. Più avanti imbrigliato tra corde e lamiere dello scafo, i sommozzatori hanno recuperato un adolescente, era a penzoloni. Uno scenario terrificante. Una tristezza infinita. L’atrocità è arrivata al culmine quando è stato recuperato il corpicino del bambino di neppure un anno che le riprese del robot avevano immortalato a fianco della giovane mamma. Ecco l’inferno, se esiste.

Sette ne hanno tirati su, uno dietro l’altro. Una sorta di processione, agghiacciante. Le salme, sistemate nelle motovedette della guardia costiera, sono state portate nel molo Favaloro. E qui un compito altrettanto arduo è toccato ai sanitari del poliambulatorio. Il medico, una donna neppure trentenne, ha ispezionato i cadaveri. «Sembrano saponette», racconta con la voce rotta dall’emozione uno dei sanitari al manifesto. Momenti drammatici, scanditi dalla professionalità e dalle lacrime di chi ha assistito allo scempio. «I volti sono irriconoscibili, mangiati dai pesci: non esistono quasi più i connotati, appaiono come squagliati», racconta un altro testimone. Dopo l’ispezione cadaverica, le salme sono state sistemate nelle bare e trasferite in un deposito nel cimitero dell’isola.

La Procura di Agrigento, che coordina l’inchiesta sul naufragio, ha disposto l’autopsia. Una procedura complessa. Probabile che a Lampedusa arrivi un medico legale con una equipe specializzata per l’esame del dna. Oggi, se le condizioni meteo-marine lo consentiranno, i sommozzatori scenderanno di nuovo negli abissi per recuperare gli altri cinque corpi ancora in fondo al mare. Sale dunque a 20 il numero dei cadaveri del naufragio del 7 ottobre; 13 corpi erano stati recuperati subito dopo l’affondamento del barchino; 22 i sopravvissuti che raccontarono dell’immane tragedia, passata quasi sotto silenzio nei corridoi istituzionali.

Tutto questo sembra stridere con la fredda missione compiuta, due giorni fa a Lampedusa, da una delegazione del Comitato parlamentare di controllo su Schengen, guidata dal leghista Eugenio Zoffili. L’ennesima conta, ancora retorica sui numeri: «L’hotspot è al collasso, c’è una situazione di emergenza: su 94 posti previsti, c’erano 320 persone in mezzo a materassi senza lenzuola, sporcizia, rifiuti e un’area minori inadeguata». Il comitato ha deciso di convocare in audizione la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese il 7 novembre nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’immigrazione; a dicembre toccherà al ministro degli Esteri Di Maio. Audizioni, indagini, chiacchiere. Dal fondo del mare, però, si recuperano i cadaveri. Il Comitato il 6 novembre sarà in missione a Cagliari, poi in Algeria, Tunisia e sta valutando di andare in Libia.