In Francia, Mary Cassatt è nota come l’impressionista americana che ha eccelso nel ritrarre mamme e bambini, negli Usa come una delle artiste più importanti della storia, che ha celebrato tutte le donne. La mostra Mary Cassatt. Une impressionniste americaine à Paris, curata da Nancy Mowll Mathews e Pierre Curie, al Musée Jacquemart-André fino al 23 luglio, riconcilia queste due visioni riaffermando, con una cinquantina di opere emblematiche, l’universalità dell’artista dei due mondi.

NATA MARY STEVENSON Cassatt a Pittsburgh (Pennsylvania) il 22 maggio 1844, in una famiglia della ricca borghesia finanziaria, sin da piccola si appassionò al disegno e entrò a soli 16 anni alla Pennsylvania Academy of Fine Arts di Filadelfia. Indipendente e determinata, non si lasciò fermare dal padre che, in un primo tempo, si oppose alla sua scelta di diventare artista negandole l’aiuto economico, e a 21 anni sbarcò a Parigi per proseguire la sua formazione. Trovate chiuse le porte dell’Accademia di belle arti – che aprirà alle donne solo nel 1897 – cominciò a passare le sue giornate al Louvre a copiare i maestri del passato e prese a frequentare i corsi privati di maestri del suo tempo – Jean-Léon Gerôme, Paul-Constant Soyer, Charles Chaplin.
A 24 anni, nel 1868, la sua Joueuse de mandoline venne accettata al prestigioso Salon de Peinture et de Sculpture, come lo saranno quasi tutte le opere che invierà dall’Italia (su commissione dall’arcivescovo di Pittsburgh, si recò a Parma, nel 1871, per realizzare una copia della Madonna di San Girolamo del Correggio, il cui compenso le consentì di continuare per Roma, Madrid e Siviglia), la Spagna, l’Olanda, o il Belgio, dove coniugò lavoro e formazione fino al 1874, quando tornò a vivere nella capitale francese.

FORTE DELLA TECNICA acquisita, cominciò le prime sperimentazioni attirando, tra gli altri, l’attenzione di Edgar Degas che, al Salon del 1874, colpito da Ida, dipinto da Cassatt a Roma, confidò a un amico comune «ecco una artista che sente come me». Un’affinità che anche lei percepiva davanti alla produzione dell’altro («l’arte come volevo che fosse», dirà). Quando s’incontrarono, nel 1877, lei accettò entusiasta la proposta di Degas di unirsi agli impressionisti. Sarà l’inizio di una fertile amicizia che durerà tutta la vita, solcata da scontri e riconciliazioni.
Dà il tono il ritratto di Mary Cassatt che Degas dipinse tra il 1877-78: lei non gradì l’esercizio («mi fa apparire ripugnante», deplora), e rispose con un autoritratto all’acquarello, riaffermandosi in pochi tratti donna elegante e artista sua pari. Degas, pur ammirandone il lavoro, non le risparmiò apprezzamenti misogini («non ammetto che una donna disegni così bene»), parole che Mary Cassatt archiviò come complimenti senza troppo scomporsi. Più tardi, infatti, lei stessa confiderà: «Degas s’infuriava di non poter trovare una fessura nella mia corazza; poi, dopo mesi di allontanamento, qualcosa che dipingevo ci riportava di nuovo insieme».

L’arte fu il cuore pulsante del loro rapporto. Per quasi un decennio i due irriducibili «indipendenti» lavorarono fianco a fianco in dialogo costante. Dell’influenza di Degas sulla sua arte si è molto scritto, cosa si sa dell’influenza di Cassatt su di lui? Molto poco, risponde Nancy Mowll Mathews, curatrice e storica dell’arte tra le massime specialiste dell’artista americana, sottolineando che Mary Cassatt ampliò gli orizzonti di Degas, lo introdusse nel mercato statunitense, contribuì a sviluppare il suo pensiero, e posò talvolta per lui, aiutandolo a meglio dirigere i suoi modelli.
Quanto a lui, si è a conoscenza che intervenne una sola volta, direttamente, su una parte dello sfondo di uno dei più celebri quadri impressionisti della pittrice, il magnifico Petite fille dans un fauteuil bleu.
Mary Cassatt espose, dal 1879 al 1886, col gruppo degli impressionisti, cui l’accomunava la passione per la sperimentazione sul colore, l’insofferenza verso l’arte accademica promossa dal Salon che rifiutava le sue opere nel 1877, la volontà di rinnovare l’arte, e di «mettere su tela» l’esistenza quotidiana. Più tardi, il principale mercante del gruppo, Paul Durand-Ruel esorterà a non attribuire la sua produzione eccezionale alla «scuola» impressionista: la sola scuola alla quale sarebbe stato giusto collegarla, precisò, poteva unicamente essere «quella che si era creata da sé». Del resto, più che sul paesaggio all’aria aperta, lei concentrava la sua ricerca sulle figure umane negli interni (soprattutto femminili, a partire dalla cerchia familiare).

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ALLA MOSTRA IMPRESSIONISTA del 1880 presentò quindi i suoi primi quadri di madri col bambino realizzati «in famiglia». Variando i modelli e mixando le tecniche, dalla pittura al pastello, passando per le incisioni a puntasecca e all’acquatinta, dette vita negli anni seguenti a numerose serie sul tema della maternità. A definire le moderne Madonne col bambino sarà Durand-Ruel (che, a partire dal 1891, organizzò non meno di 37 personali di Cassatt tra Parigi e New York). L’artista confermò questa definizione passando nell’arco di un decennio dalle raffigurazioni di mamme e figli in abiti quotidiani colti sul momento in scene di ordinaria tenerezza, come Bébé dans un costume bleu (1883-85), a pose che moltiplicavano i riferimenti tradizionali, come ne Le Miroir ovale (1899), con la madre in vestaglia celeste che regge delicatamente il bambinello nudo, la cornice dello specchio per aureola. Infondendo un respiro inedito e una nuova energia a un tema così tradizionale, l’artista si confrontava tanto con maestri del passato – quali Correggio e Rubens – che con pittori del suo tempo, come Eugène Carrière o Maurice Denis.
Ma non solo. Nancy Mowll Mathews rivela che il vero obiettivo di Mary Cassatt era quello di creare un’arte che celebrasse la donna e conferisse visibilità ai piccoli e grandi eventi dell’esistenza femminile, sino ad allora poco o nulla rappresentati nell’arte.

L’ARTISTA CONSIDERAVA la maternità il più importante evento non solo della vita delle donne – spiega ancora la curatrice – ma della vita tout court, perché condizione sine qua non della longevità e della continuità dell’umanità. Da qui, la sua profonda attenzione per l’infanzia, vista al tempo stesso come il presente e l’avvenire, avvenire simboleggiato dai grandi cappelli da donna che indossano le bambine degli splendidi ritratti a pastello. La precisione di queste opere beneficiava della sua innovatrice esplorazione delle tecniche dell’incisione a punta secca e all’acquatinta intrapresa negli stessi anni, raccogliendo la sfida lanciatale dal critico d’arte Philippe Burty che sosteneva l’impossibilitià di creare, con tecniche occidentali, una qualità equivalente alle stampe giapponesi ammirate dall’artista in una grande mostra del 1890. Dopo lunghe sperimentazioni, Cassatt vinse la sfida, elaborando un metodo originale che le permise di produrre stampe a colori in stile giapponese con scene della vita quotidiana delle donne della sua epoca, stampe ancora oggi considerate «insuperate».

NEGLI USA ERA DIVENUTA già al suo tempo un modello eccellente di emancipazione per tutte le donne. Il comitato femminile di Filadelfia le commissionò quindi un’opera monumentale in omaggio alla gloria della donna moderna per l’esposizione universale di Chicago del 1893. Dell’opera, andata perduta, restano solo alcuni studi preparatori, come le stampe a colori L’Espalier e La Leçon de banjo, e il dipinto Jeunes femmes cueillant des fruits. L’inno alla libertà femminile prende le sembianze di un’Eva del presente che coglie i frutti dell’albero della conoscenza per offrirli a donne e bambini.
L’educazione e la trasmissione furono aspetti fondamentali per Mary Cassatt, tanto che s’impose anche come autorevole consulente di ricchissimi collezionisti statunitensi allo scopo di far entrare l’arte europea nei musei americani. Una delle più importanti raccolte cui dette impulso fu quella dell’amica Louisine Havemeyer, oggi al Metropolitan Museum di New York.
Leader delle suffragette newyorkesi, Havemeyer organizzò, nel 1915, con l’appoggio dell’artista, una grande mostra di sostegno al voto alle donne. Secondo Nancy Mowll Mathews, lo scopo era anche quello di indicare come l’uguaglianza tra i sessi fosse già una realtà nell’arte portando a emblema i dipinti di Cassatt e Degas, entrambi eredi dei maestri del passato, accanto ai quali le loro opere furono esposte.
Riconosciuta come una delle figure maggiori del suo tempo, tanto in Francia che negli Usa, Mary Cassatt si spense undici anni dopo, il 14 giugno 1926, a Mesnil-Théribus (70 km da Parigi, regione dell’Oise) nel suo amato castello di Beaufresne.
È qui che aveva realizzato molti dei suoi lavori. Opere che conservano ancora oggi quella freschezza e energia vitale che le fece dichiarare un giorno: «Col senso dell’arte ho toccato le persone che ne hanno percepito l’amore e la vita. Potete citarmi qualcosa di paragonabile a questa gioia per un’artista?»