Una linea disegnata per terra delimita il confine tra personaggio e attore, tra mondo reale e quello del teatro, che si riversano l’uno nell’altro in UnoNessuno, lavoro presentato da Daniele Vicari ad Alice nella città nel corso dell’ultima Festa del cinema di Roma. È di ieri la notizia che il regista di Diaz ha iniziato nella capitale le riprese di un nuovo lungometraggio dal titolo Sole, cuore, amore (prodotto da Fandango e Rai Cinema) storia di amicizia tra due donne con Isabella Ragonese, Francesco Montanari, Eva Gieco e Francesco Acquaroli.

Quello presentato ad Alice nella città è invece un documentario, o meglio un mockumentary, realizzato con gli studenti di recitazione della Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volontè di Roma, di cui il regista è direttore artistico. Scritto da Vicari con la regista di teatro Imogen Kusch e l’attore Paolo Giovannucci, UnoNessuno si sviluppa su due piani di finzione paralleli: la piéce teatrale preparata dagli attori sotto la guida di Paolo Giovannetti – ambientata in una fabbrica in cui si stanno per fare dei tagli al personale – e il processo di «trasformazione» nel personaggio degli attori stessi, spinti a sfidare i propri limiti con metodi poco ortodossi dal loro maestro di recitazione.

Il film ricostruisce così una finta aggressione ai suoi danni da parte di uno studente esasperato dal continuo mischiarsi di finzione e realtà, dalla messa in gioco delle debolezze personali usate come vie d’accesso al personaggio sulla scena.
Ogni dipendente viene convocato dal capo, interpretato dallo stesso insegnante dei giovani attori, per discutere dei licenziamenti in vista e dare prova della propria importanza per l’azienda. Allo stesso tempo, gli interpreti sono chiamati a entrare e uscire dai loro personaggi, a parlare di loro, a collaborare alla scrittura delle parti con dei contributi personali.

Dietro la linea bianca tracciata per terra in un teatro di posa scarno e buio sono se stessi, un passo avanti e devono indossare la maschera, «in un continuo gioco tra ciò che si è e ciò che non si è», ha detto Daniele Vicari presentando il film alla Festa di Roma. Ma in realtà il confine tra le due cose è più sfumato, come insegna il testo di Pirandello a cui il titolo del mockumentary rende omaggio.

Le prove sono interrotte dagli studenti che parlano direttamente alla macchina da presa di ciò che pensano – «è difficile distinguere tra realtà e finzione» – e di quello che provano: alcuni si dicono entusiasti del metodo del maestro, altri lo accusano di spingersi troppo oltre. Si commuovono, si infuriano, lasciano intravedere il loro bagaglio personale, ma è sempre impossibile stabilire quale sia la recita e quale la verità.
Finché uno di loro, messo alle strette dal capo/insegnante, non perde il controllo fino a picchiarlo, per poi sparire. Un’ulteriore storia nella storia per mettere a nudo il lavoro dell’attore.