Più milanesi dei milanesi, tutti depressi e impoveriti in tempi di crisi, ci sono solo gli stranieri. Lavorano. Si mettono in proprio. Ci provano, e ce la fanno. Gli stranieri non solo non «ce lo portano via», il lavoro, ma se lo inventano anche, contribuendo ad incrementare il dato statistico sulla ricchezza prodotta e nello stesso tempo il «tasso» di vivibilità di una città che ha sempre saputo sfruttare e integrare la dinamicità delle ondate migratorie. Infatti è grazie a loro se oggi l’economia di Milano, tutto sommato, tira ancora, o non sta crollando del tutto.

Nel corso del 2012, per esempio, senza gli stranieri le 285mila imprese milanesi sarebbero calate dell’1% e ce ne sarebbero 2.600 in meno. Le piccole imprese (ditte individuali) con un titolare straniero a Milano sono 26 mila: +11,5%, un incremento notevole soprattutto considerando l’annus horribilis appena trascorso per l’economia non sono milanese. Significa che quasi una ditta individuale su quattro è in mano a un titolare straniero (in totale occupano quasi 40 mila persone, 4 mila in più rispetto all’anno precedente).

Sono questi i dati più significativi elaborati dalla Camera di Commercio di Milano. Se si considerano tutte le imprese con la maggioranza di controllo in mano non agli italiani (Srl, Spa, etc…), a Milano ci sono oltre 34 mila ditte (il 12% del totale, con un numero di occupati di poco inferiore alle 100 mila unità). In alcuni settori la presenza di imprenditori stranieri è diventata maggioritaria (ben 22, cioè 7 in più rispetto al 2011). Gli internet point, ovviamente (485 impree su 523), il commercio al dettaglio ambulante di bigiotteria (91,8%) e di tessuti (86,3%), il commercio di fiori (75,1%), ma anche la spedizione di materiale di propaganda (62,3%) e le attività di sgombero cantine e solai (61,9).

Dai dati emerge anche un piccolo boom dei centri «per il benessere fisico e massaggi» gestiti da stranieri (67,7% del totale), delle attività di traduzione ed interpretariato (67,1%) e delle imprese addette alla pulizia degli edifici. Rispetto al 2012, altri due settori hanno superato la concorrenza degli italiani: i money-transfer (56,3% del totale) e gli altri servizi di sostegno alle imprese (68,8%). Infine, ci sono alcuni settori in cui le donne imprenditrici rappresentano la maggioranza: gli istituti di bellezza, manicure e pedicure, e i servizi di asili nido. I piccoli imprenditori stranieri sono in maggioranza egiziani (uno su cinque), cinesi (15,8% del totale) e rumeni (8,7%). Ma l’incremento record nel corso dell’ultimo anno tocca alle imprese di cittadini provenienti dal Bangladesh: + 26%.