6º GIORNO DAL VOTO DELLA CAMERA SULLA RICHIESTA DI IMPEACHMENT

La trascrizione diffusa ieri è stata quella della testimonianza di George Kent, funzionario del Dipartimento di Stato incaricato della politica ucraina. Kent ha descritto una situazione in Ucraina in cui lui, come altri diplomatici esperti, erano del tutto esclusi dai compiti di politica estera che gli competevano.?

La causa era principalmente l’invadenza politica di Rudy Giuliani, avvocato personale di Trump. Ma Kent non ha parlato solo di Giuliani.

GLI UOMINI DEL GOVERNO OMBRA

Dell’ambasciatore Usa in Ue, Gordon Sondland, Kent ha detto che potrebbe aver mentito riguardo le discussioni sull’Ucraina avute alla Casa Bianca, e che spesso le sue affermazioni erano contraddittorie. Kent ha poi descritto come Mick Mulvaney, capo dello staff della Casa Bianca, avesse inspiegabilmente del potere sulla politica ucraina, È stato proprio Mulvaney a controllare i quasi 400 milioni di dollari in aiuti militari designati per l’Ucraina.

“Mick Mulvaney, sotto la direzione del presidente, aveva bloccato tutti gli aiuti alla sicurezza in Ucraina”, ha detto Kent. Al suo capo diretto, il Segretario di Stato Mike Pompeo, Kent rimprovera di non aver difeso l’ambasciatrice Usa in Ucraina Marie Yovanovitch, travolta dalla campagna diffamatoria di Giuliani e dai conservatori.

Ha anche detto che l’affermazione di Pompeo secondo cui gli investigatori per l’impeachment starebbero facendo pressioni sui diplomatici per forzarli a testimoniare, non è vera. “Sono uno dei due ufficiali di servizio ad aver ricevuto lettere dai comitati della Camera e non mi sono sentito vittima di bullismo, minacciato o intimidito”, ha affermato Kent.

IL RUOLO DEL SEGRETARIO DI STATO MIKE POMPEO

Di Mike Pompeo non ha parlato solo Kent. In questi giorni in molti si chiedono fino a che punto sarebbe coinvolto, se solo in veste passiva di yes man del presidente, o se ha giocato un ruolo ben più attivo. Da ciò che sta emergendo dalle testimonianze, Pompeo è stato quanto meno un fattore abilitante della politica estera ombra in Ucraina.

Al momento molti dei funzionari che hanno testimoniato sembrano non nutrire sentimenti positivi nei suoi confronti, perché ha cercato di impedire loro di testimoniare. Quello che dicono i diplomatici è che Pompeo non è riuscito a portare a termine (o non ha voluto) la cosa più importante che un leader nella sua posizione dovrebbe fare, cioè difendere i membri del corpo di servizio diplomatico.

JOHN BOLTON, IL CONVITATO DI PIETRA

Un altro convitato di pietra di questa fase delle testimonianze è l’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, John Bolton. Scelto da Trump perché ultra destrorso, si è man mano staccato dal presidente fino a consegnare le proprie dimissioni. In questi giorni la sua esasperazione riguardo la situazione in Ucraina è venuta più volte a galla.

Diceva di voler testimoniare, poi di non poterlo fare in quanto Trump ha ordinato di non collaborare con le indagini. Alla fine Bolton non si è presentato per testimoniare, ma ha fatto sapere tramite il suo avvocato di essere disposto a farlo, se autorizzato da un tribunale, visto che per farlo deve disobbedire a un ordine del presidente. Per seguire questa prassi ci sarebbe bisogno di mesi. I Democratici hanno quindi deciso di non aspettare e di usare il rifiuto di Bolton come prova del fatto che Trump stia ostacolando il lavoro del Congresso.

CEASE AND DESIST ALLA CASA BIANCA

I Repubblicani da un paio di giorni sono tornati alla carica e insistono per avere la testimonianza e l’identità del whistleblower la cui denuncia ha scatenato l’inchiesta di impeachment.

Una testimonianza del whistleblower a questo punto dell’indagine è poco rilevante, viste tutte le testimonianze raccolte che confermano lo scambio di favori richiesto da Trump – aiuti economici in cambio di un’indagine pubblica sui Biden. Le insistenze di Trump sono state tali che un avvocato del whistleblower, Andrew Bakaj, ha inviato una lettera al legale della Casa Bianca Pat Cipollone per avvertire il presidente di “cessare e desistere” dall’attaccare il suo cliente.

“Sto scrivendo per la profonda preoccupazione che il tuo cliente, il Presidente degli Stati Uniti, si stia impegnando in una retorica e in attività che mettono in pericolo il mio cliente, l’Intelligence Community Whistleblower, e la sua famiglia – ha scritto Bakaj – Scrivo per richiedere rispettosamente di consigliare il tuo cliente sul rischio legale ed etico in cui si sta mettendo se qualcuno dovesse essere fisicamente danneggiato a causa del comportamento suo o di chi per lui”.