Mentre dispensava messaggi di fiducia quasi eterna verso il futuro e prospettava impegni politici nel lungo periodo, Silvio Berlusconi faceva i conti con la sua umanissima caducità. Accadeva, e questo è di per sé comprensibile e significativo, nel momento in cui doveva fare i conti con le sue ricchezze e con il lascito delle sue fortune terrene. «Se non dovessi tornare vi prego di prendere atto quanto segue», sono le poche parole scritte di suo pugno prima di un ricovero al San Raffale dello scorso anno.

TEMEVA SAREBBE stato l’ultimo, e per questo aveva designato ancora una volta gli assetti a venire del suo impero economico. Il tema principale era come sarebbero stati divisi gli asset tra i cinque figi, i primi due avuti da Carla Dall’Oglio, gli altri tre da Veronica Lario. A Marina e a Pier Silvio oltre alla «quota legittima» dell’eredità (i due terzi che Berlusconi ha deciso di dividere in parti uguali tra tutti i fratelli) va la quota «disponibile», divisa in parti uguali: circa 1,5 miliardi di euro a testa. Per i fratelli più piccoli, i figli di Veronica, Barbara, Eleonora e Luigi si può stimare un’eredità di circa 660 milioni di euro.

IN VIRTÙ di queste geometrie i due figli maggiori dell’ex premier avranno il 53%, cioè il controllo delle aziende e di tutto il resto del patrimonio che viene stimato in oltre cinque miliardi di euro. La parte del leone la fa ovviamente Fininvest, con 2,8 miliardi di capitalizzazione di Borsa delle partecipate e quasi quattro miliardi considerando anche le quote detenute da Mfe-Mediaset in altri gruppi, cioè Ei Towers e Prosieben. La scelta di assegnare a Marina e Pier Silvio la maggioranza della holding di famiglia rappresenta un segnale di continuità nella gestione delle attività storiche: Fininvest detiene infatti soprattutto il 48,6% di Mfe-Mediaset, il 53,3% di Mondadori e il 30% di Banca Mediolanum.

IL CHE SEMBRA fugare definitivamente le idee di dismissione dell’impero economico berlusconiano che erano circolate negli ultimi tempi. «In famiglia non ne abbiamo parlato: mi ha dato fastidio che con la morte di mio padre ci siano state simili ipotesi», ha spiegato Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mediaset, alla presentazione dei palinsesti della prossima stagione a proposito dei bruschi rialzi del titolo in Borsa dopo la scomparsa del padre. In consiglio di amministrazione siedono, oltre a Pier Silvio, Barbara e Luigi, con la sola Eleonora meno coinvolta, mentre Marina è presidente di Fininvest e del gruppo Arnoldo Mondadori editore. Ieri la Borsa non ha dato segnali di particolare reazione alla diffusione del contenuto del testamento del fondatore: le azioni Mondadori hanno ceduto il 2,56% e Banca Mediolanum ha lasciato sul terreno il 2,60%. Si tratta di cali fisiologici, in linea con il ribasso con l’andamento generale della borsa milanese.

LA SCELTA RISALE a diciassette anni fa, a quando Berlusconi e Veronica Lario divorziarono nel corso di una vicenda che fu inevitabilmente anche politico e che scatenò il dibattito sul maschilismo e il rapporto con le donne del leader di Forza Italia. In quel frangente, il fondatore del gruppo scelse di assegnare tutta la quota disponibile ai due figli della prima moglie. Le modifiche successive hanno confermato il quadro generale e si limitano ad aggiungere indicazioni relativamente meno importanti anche se dal forte valore simbolico. Come quando, nell’ottobre del 2020, Berlusconi assegna 100 milioni al fratello Paolo, con una nota scritta sulla carta della residenza della Villa San Martino. O più recentemente, quando ha riservato altri 100 milioni alla compagna Marta Fascina e 30 a Marcello Dell’Utri, l’amico e collaboratore di una vita mai rinnegato neanche dopo la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, colui il quale gli stette accanto agli esordi, fino alla discesa in campo, quando trasformò la struttura di Publitalia (la società di raccolta pubblicitaria di Fininvest) nello scheletro organizzativo della prima Forza Italia.

EPPURE, NELLE tre pagine di cui si diceva, Berlusconi omette proprio di citare Forza Italia, la sua creatura politica che ha sempre dipeso dalle sue concessioni economiche. Ora sarà compito degli eredi decidere se e come impegnarsi ancora nel partito fondato dal padre, che soffre di una difficile situazione finanziaria. Secondo quanto si apprende, la famigia Berlusconi ha assicurato a Giorgia Meloni che forniràil suo apporto almeno fino alle europee dell’anno prossimo, quando cercherà di superare la soglia del 4%. La prossima scadenza, intanto, è fissata per il 22 e 23 ottobre, quando il governo ha individuato la data per le elezioni suppletive per il seggio che era di Silvio Berlusconi: si tratta del collegio uninominale 6 di Monza per il Senato.