Provvedimenti come pedonalizzazioni, aree a traffico limitato, riduzioni delle carreggiate, sono spesso non viste di buon occhio dai negozianti delle aree interessate, quando non apertamente osteggiate. Il timore è quello che le limitazioni ostacolino l’accesso agli esercizi commerciali riducendo il potenziale d’acquisto.

INVECE QUESTA RESIDUA OBIEZIONE a misure sempre più diffuse in Europa, che portano con sé il miglioramento della qualità della vita, della sicurezza , della salute, è destinata a cadere. Anzi, sono proprio le economie locali, colpite duramente dalla pandemia e semmai indebolite dallo strapotere dell’e-commerce, a trarre vantaggio dalle politiche che disincentivano l’uso delle auto e dei mezzi più inquinanti.

LO DIMOSTRA UNA RECENTE ricerca a cura della Clean Cities Campaign una coalizione europea di Ong e associazioni che, guidata dalla consapevolezza che gli impatti più critici sull’ambiente e sulla salute pubblica che derivano dai veicoli inquinanti siano concentrati nelle città, punta a incoraggiarle a passare alla mobilità a emissioni zero entro il 2030. I dati relativi a diverse città europee mostrano un aumento delle vendite laddove sono state introdotte delle limitazioni alla circolazione veicolare o viene favorita la mobilità dolce e pedonale, in particolare nei peridi festivi.

A MADRID, AD ESEMPIO, LA SPESA complessiva è aumentata dell’8,6% nell’area coperta dalla zona a basse emissioni, rispetto al +3,3% della città nel suo complesso durante il periodo natalizio 2018. Nei distretti dello shopping di Londra, i clienti che sono arrivati a piedi hanno speso di più su base mensile (£215) rispetto agli automobilisti e ai passeggeri (£206). A Berlino, un recente sondaggio ha rilevato che gli acquirenti che hanno utilizzato la mobilità dolce o il trasporto pubblico hanno contribuito al 91% della spesa settimanale totale di quest’anno (piedi: 61%, trasporto pubblico: 16,5%, bicicletta: 13,5%).

BARBARA STOLL, DIRETTRICE della campagna Clean Cities, ha dichiarato: «I leader delle città devono intensificare i loro sforzi per implementare zone a basse emissioni e a traffico limitato. Le prove sono chiare. Le politiche per ridurre l’uso dell’auto portano ad affari migliori: inoltre dovrebbero sempre essere supportate da forti investimenti in pedonalizzazioni, biciclette e trasporti pubblici: sarebbe una tripla vittoria per l’aria più pulita, il clima e le attività locali».

NEGLI ULTIMI ANNI un numero crescente di città europee ha adottato misure nuove o aggiuntive per ridurre l’inquinamento atmosferico e affrontare la crisi climatica alimentata dal traffico stradale: attualmente in tutta Europa sono attive più di 250 zone a basse emissioni (Low Emission Zones – Lez). I dati analizzati dalla campagna Clean Cities mostrano che quando tali politiche restrittive sulla circolazione automobilistica sono combinate con forti investimenti nella mobilità attiva e condivisa i risultati sono ancora più positivi: ad esempio aumento delle vendite al dettaglio e riduzione delle superfici sfitte. Uno studio condotto sulla città di Berna ha dimostrato che la conversione dei parcheggi per automobili in parcheggi per biciclette ha condotto a un aumento del 13% della spesa al dettaglio per metro quadrato di parcheggio.

PER QUANTO RIGUARDA L’ITALIA, se nelle città di piccola e media dimensione si sono preservati i centri storici per chi cammina o va in bici favorendo il commercio locale, non si può dire lo stesso per le grandi città. Lo sottolinea Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria, associazione che da anni si batte per il miglioramento della qualità dell’aria nelle città. «Purtroppo i dati della nostra ultima campagna di monitoraggio dell’aria dimostrano che l’inquinamento nelle vie dello shopping di città come Milano, Roma e Napoli raggiunge concentrazioni molto elevate che nuocciono alla salute».

INFATTI IL NOSTRO PAESE è tuttora oggetto di più procedure d’infrazione europee per la scarsa qualità dell’aria delle città: secondo l’analisi dell’Efa (Agenzia Europea per l’ambiente), circa un europeo su sei, morto prematuramente per cause legate all’inquinamento dell’aria, era italiano.

L’ESPANSIONE DELLE ZONE A BASSE emissioni non è stata arrestata dalla pandemia, semmai il contrario. A partire dal primo gennaio a Bruxelles è prevista l’eliminazione graduale di tutte le automobili Euro 4 all’interno della zona a basse emissioni della città. Anche Spagna e Francia hanno fissato la fine del 2022 e del 2024 come termine ultimo per tutte le principali città per l’introduzione di zone a basse emissioni.

L’ITALIA SCONTA INVECE UN RITARDO importante: malgrado l’istituzione, negli anni, di zone a traffico limitato in molti centri città, quasi nessuna di queste impone anche delle limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti. Città come Milano, dove il servizio Move-In consente la circolazione dei veicoli inquinanti per chi acquista un pass annuale, e Torino, dove la zona a traffico limitato è tuttora sospesa fino al perdurare dello stato di emergenza, potrebbero fare molto di più.