Alzare gli occhi al cielo e avere paura è ormai una sensazione quotidiana tra i genovesi perché la pioggia, quel fenomeno atmosferico naturale che caratterizza questo periodo dell’anno, a Genova e in Liguria significa alluvione. Significa allerta due e scuole chiuse, inviti a non uscire di casa e sacchi di sabbia ai lati delle strade. E soprattutto significa paura di fronte all’ineluttabile, a ciò che non si controlla e non si governa.

Come è accaduto lunedì sera quando nulla era possibile fare contro l’esondazione dei rio Rupinaro a Chiavari, che sui social network si poteva seguire in diretta web. Certo i commercianti, di fronte all’allerta emanata dalla protezione civile si erano attrezzati con sbarramenti e paratie, ma che nella maggior parte dei casi non sono stati sufficienti a fermare la furia dell’acqua. E nulla hanno potuto fare gli abitanti delle zone di Sampierdicanne e Rivarola che si sono trovati senza luce e circondati dall’acqua per tutta la notte.

A pagare il dazio di un mix letale di cambiamenti climatici e dissesto, fatto di città stritolate dal cemento e campagne e abbandonate all’incuria, è stato questa volta il Levante della provincia di Genova.

La costa ma soprattutto l’entroterra: Lavagna, Chiavari, Leivi, San Colombano Certenoli, Carasco. La Val Fontanabuona era stata colpita solo un anno fa da un’altra bomba d’acqua che aveva fatto crollare un ponte sopra il torrente Sturla con due automobilisti annegati nella voragine, oltre a smottamenti e frazioni isolate.

E ieri sera a Leivi la scena si è ripetuta anche se questa volta non è stata l’acqua ma la terra a uccidere: due persone, una coppia di anziani coniugi i cui corpi sono stati ritrovati ieri, è rimasta intrappolata nella loro casa sbriciolata da un costone roccioso staccatosi dalla collina.

Poco prima, da un’abitazione distante pochi metri, una donna incinta e il suocero erano stati salvati dai vigili del fuoco. I corpi dei due anziani sono rimasti, schiacciati sotto le macerie mentre tentavano di scappare. «Un’altra bomba d’acqua si è abbattuta su un terreno molto appesantito dalle piogge delle settimane scorse. Le situazioni di degrado e il lento abbandono da parte degli abitanti della collina determinano situazioni drammatiche» ha detto il sindaco di Leivi, Vittorio Centanaro, mentre assisteva alle ricerche dei vigili del fuoco con le unità cinofile.

«Tutti gli anni su questa parte del territorio ligure contiamo i morti e i danni – ha aggiunto – ora bisogna mettere davvero mano al portafoglio, alla coscienza e alle idee. Sennò ad ogni autunno ci ritroviamo a piangere». A Chiavari e nelle altre zone del Tigullio colpite dall’alluvione è arrivata la protezione civile nazionale e anche l’esercito.

Il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando, durante un sopralluogo nelle zone alluvionate, si è rivolto ancora una volta al governo affinché dia «risposte significative e urgenti: se non si dà una mano a imprese e famiglie le attività economiche non riaprono. Noi abbiamo dato fondo alle nostre risorse con 50 milioni. A Galletti dico: non facciamo giochetti». «Diciamo che per la sequenza ravvicinata delle catastrofi la situazione risulta oggi devastante come quella di un terremoto – ha proseguito il governatore ligure – ci sono decine e decine di frane e ognuna di queste deve essere rimossa altrimenti le frazioni restano isolate. Ci sono attività produttive a terra. Purtroppo basta poco per fare crescere la stima dei danni».

Così mentre Genova ha ricevuto finora solo 12 milioni e mezzo per lo stato di emergenza per l’alluvione del 9 ottobre per danni stimati di circa 250 milioni, nuovi danni si aggiungono e nuove richieste.

Servono 200 milioni ha detto il governatore della Liguria: «Con i soldi, mandino pure un uomo a gestirli direttamente. Si occupi direttamente il ministero della distribuzione e del controllo. Ma si faccia tutto subito o questa regione non si risolleva più».

Intanto mentre il Tigullio spala il fango, Genova resta ancora una volta col fiato sospeso, in una sorta di limbo dove non succede nulla. Lo sguardo all’insù a guardare il cielo e l’ansia che sale all’avvicinarsi di una nube nera o all’aumentare del vento.

Una città blindata, dove si fermano anche le proteste e scioperi e i palazzi della politica restano chiusi: ieri sono state cancellate le sedute dei consigli regionale e comunale e annullato lo sciopero dei lavoratori Amiu, in tribunale è perfino saltato per maltempo il processo a Flavio Briatore.

Oggi alle 15 l’allerta dovrebbe finire e la città potrà ricominciare a vivere e a prendere decisioni. Ma solo per qualche giorno visto che per sabato è annunciato un nuovo peggioramento.