«Abbiamo due nomi belli, importanti: Sansa e Massardo. Non possiamo uscircene fuori con un terzo». «Restiamo sui due nomi, il terzo per noi non è a condivisibile». I due nomi «belli» al tavolo della riunione del centrosinistra ligure, nella sede del Pd di Genova, sono quelli del giornalista Ferruccio Sansa, candidato della prima ora di Pd, Leu e civici, e dell’ingegnere Aristide Massardo, candidato dei renziani. Il terzo nome, quello che ieri è stato proposto dal Pd e da Leu ma bocciato dai 5 stelle, verdi e dai socialisti, è quello dell’avvocato Paolo Bandiera, direttore dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla Onlus e rappresentante del terzo settore.

FINISCE COSÌ, CON UN NULLA di fatto, anche ieri la riunione del centrosinistra ligure, per la terza volta consecutiva la fumata è nera. Anche se domenica sera tutti si erano lasciati convinti di stare a un passo dalla chiusura. L’uscente Giovanni Toti può stare tranquillo, il candidato alle regionali del centrosinistra non salta fuori, le divisioni da questa parte ormai sono talmente intricate che ieri al tavolo regionale tutti hanno invocato Roma. Ovvero le segreterie dei partiti. Quelle che hanno fatto sapere in tutte le maniere che gli occhi del governo sono puntati sull’accordo di Genova. La Liguria è l’unica regione, delle sei che vanno al voto a settembre, in cui la maggioranza giallorossa si presenta unita. A chiedere questa unità è stato anche il presidente del Consiglio Conte: «È possibile non trovare un momento di sintesi per l’appuntamento delle regionali? Sarebbe una sconfitta per tutti, anche per me». A settembre la crisi morderà, la maggioranza sarà provata dai voti sul piano europeo. Salvini promette «la spallata». Una sconfitta troppo pesante alle regionali («5 a 2» profetizza il leader della Lega) potrebbe essere il colpo di grazia per il governo Conte 2. Ma la «sintesi» non arriva.

IL PD NAZIONALE DEL RESTO, nella persona del vicesegretario Andrea Orlando, spezzino, sin dal 10 giugno aveva detto sì a Sansa, lanciato da un cartello civico radunato intorno alla Comunità San Benedetto al Porto. Ma il Pd ligure, nella persona del segretario Farello, aveva chiesto un time out per «consultare i suoi». Cioè per dire no al giornalista del Fatto che per i renziani «non è una proposta ma una provocazione», come ha ripetuto ieri il senatore Davide Faraone. E per un pezzo del Pd non è un nome rassicurante.

I RENZIANI PROPONGONO Massardo, un ingegnere non precisamente ambientalista che però piace ai 5s e invece dispiace al Pd di rito orlandiano. Ieri anche alcuni civici hanno invocato Massardo. O per lo meno «il Pd dia una mano a scegliere tra Sansa e Massardo». Per spiegare il suo spirito di coalizione, l’ingegnere ha fatto sapere che si candiderà comunque: «Pur rispettando ed attendendo le scelte dei partiti e movimenti della coalizione», ha spiegato ancora ieri, «confermo che sarò candidato per vincere le elezioni alla carica di presidente della giunta regionale».

Il pasticcio ligure dunque torna a Roma ancora più ingarbugliato di prima. C’è chi invoca Beppe Grillo per mettere ordine dentro la compagnia dei 5s. Chi invoca il Nazareno. Ma al Nazareno c’è chi allarga le braccia: «A Genova prevalgono logiche di conservazione del gruppo uscente, si romperanno la testa». Ma è arrivato l’impegno a decidere entro due giorni.

FATTO STA CHE LA SOLUZIONE va trovata, e subito. Perché se la Liguria chiude l’accordo per le regionali c’è la speranza che anche nelle Marche la coalizione si coaguli: lì il Pd continua a corteggiare un M5s spaccato fra chi vuole l’accordo e chi no, la maggioranza. Deciderà il reggente Vito Crimi. Il candidato grillino Gian Mario Mercorelli è terrorizzato, regredire al rango di consigliere non gli garantisce l’elezione. Dal Pd comunque si dicono fiduciosi di fare l’accordo. Ma il tempo è poco. E i sondaggi parlano chiaro: senza accordo la destra vince.

E L’ACCORDO NELLE MARCHE potrebbe trascinarne – è una speranza ma anche una possibilità concreta – un altro, quello in Puglia, dove l’uscente Emiliano ha contro anche la lista di Italia viva, Azione e +Europa guidata dal renziano Scalfarotto. Fin qui quotata bassa. Con una percentuale che non servirebbe a niente, se non ha soffiare la vittoria al centrosinistra.