Italia

Licenziato, uccide i datori di lavoro

Milano Spara con una pistola: i due morti sono piccoli imprenditori edili. Nell’ultimo anno è boom di omicidi per motivi economici

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 17 maggio 2013

Li ha uccisi perché «non li sopportava più». Gli avevano detto di non venire più a lavorare. E allora lui si è presentato all’alba dove si trovavano tutte le mattina e gli ha sparato 12 colpi di pistola.

È successo tutto in pochi minuti ieri intorno alle 6,15 a Casate, frazione di Bernate Ticino, provincia di Milano al confine con il Piemonte. Rocco Brattalotta, 47 anni, calabrese, residente a Turbigo, e suo figlio Salvatore di 22 anni, stavano bevendo il solito caffè al bar Bottazzi, l’unico del paese. Poi sarebbero andati a Milano. Erano carpentieri, piccoli imprenditori edili, dovevano fare un lavoro legato all’Expo. Con loro, però, ieri mattina non c’era Davide Spadari, 36 anni, loro dipendente, nato nel foggiano e residente a Buscate. Neanche il tempo di prendere la tazzina in mano e di fare quattro chiacchiere con il barista quando nel locale è entrato proprio Spadari con in pugno la sua pistola calibro 7.65 regolarmente detenuta. Ha fatto fuoco più volte e ha ucciso i suoi datori di lavoro.

I due uomini sono morti prima ancora di raggiungere l’ospedale. Lui invece è stato quasi subito fermato dai carabinieri mentre si stava recando in caserma a Cuggiono per costituirsi. Ha raccontato di essere stato oggetto di continue angherie e prese in giro da parte dei suoi datori di lavoro i quali la sera prima gli avrebbero detto di non farsi più vedere. Di fronte alla minaccia di licenziamento ci ha pensato tutta la notte e poi ha deciso di presentarsi al bar armato. I carabinieri hanno trovato la pistola nel suo zainetto. Ieri pomeriggio Spadari è stato sentito dal pm Luca Poniz. Il suo avvocato ha detto che l’uomo soffre di depressione. Avrebbe tentato più volte il suicidio e anche ieri avrebbe voluto togliersi la vita dopo aver ucciso i due carpentieri.

Tra il 2000 e il 2012 gli omicidi per motivi economici o di lavoro sono stati 278 (3,5% del totale), una media di 21,4 all’anno, due al mese (dati Eures-Ansa). Nel 2012 ci sono state 18 vittime mentre nel primi 5 mesi del 2013 se ne contano 16 (+60% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). Il movente nel 35,5% dei casi è legato alla retribuzione o a crediti, nel 17,6% dei casi a liti e dissapori. Nel 14,7% dei casi si tratta di omicidi tra colleghi, mentre nel 12,9% la vittima è il datore di lavoro e nel 10,8% è un creditore. Il 44,2% delle vittime sono lavoratori autonomi, fra cui il 22,5% sono imprenditori, il 12% sono commercianti o artigiani e il 9,6% liberi professionisti. Gli operai sono il 13,7%, gli agricoltori l’8,8% e gli impiegati l’8,4%. A uccidere, invece, nel 34,1% dei casi sono stati lavoratori autonomi – 12,5% commercianti o artigiani, 12,2% imprenditori e 9,4% liberi professionisti – seguono gli operai (18,8%) e gli impiegati (13,7%).

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