Economia

Licenziamenti e «guerra tra poveri» nelle coop della logistica: il caso Tor Cervara

Licenziamenti e «guerra tra poveri» nelle coop della logistica: il caso Tor Cervara

Lavoro Domani i lavoratori decideranno se accettare la riassunzione di soli 42 su 100

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 23 settembre 2018

Venerdì 21 settembre alle cinque del mattino gli operai del magazzino del discount Tuodì – reduce da una crisi fortissima nel 2015 che ha portato al commissariamento e alla chiusura di buona parte dei punti vendita diretti, non dei franchising gestiti da cooperative – hanno organizzato un picchetto per protestare contro la chiusura della piattaforma logistica del gruppo Tuo in via di Tor Cervara che comporterà il licenziamento collettivo di 110 lavoratori.

La cooperativa Isp Logistica subentrerà alla Nuova Era, prendendo in appalto la logistica della catena di supermercati ma spostando i magazzini a Fiumicino. Il presidente di Nuova Era, che fino ad inizio ottobre gestirà il magazzino di Roma est, è l’imprenditore David Zambrini, candidato nel 2017 al municipio di Ostia con la lista di Casapound.

La chiusura dello stabilimento di Roma era stata annunciata a fine agosto ma i lavoratori erano sicuri di essere «riassorbiti» dalla nuova cooperativa. Dopo l’incontro tra sindacati e azienda «la nuova cooperativa – la Isp Logistica Srl – si è resa disponibile ad assumere dieci/dodici lavoratori impiegati presso l’appalto cessato». La chiusura del magazzino di Tor Cervara è l’ultimo capitolo della parabola dei discount Tuodì e del suo creatore Antonino Faranda. Dopo i successi economici tra la fine degli anni ’90 e il primo decennio dei 2000, i gruppi Tuo e Dico, rispettivamente creato e acquisito da Faranda, sono entrati in crisi. Buchi da centinaia di milioni di euro e chiusura di decine di punti vendita. Il gruppo Tuo non è riuscito a ripianare i debiti ed è attualmente commissariato.

«Dal 7 ottobre Tuodico (gruppi Tuo e Dico ndr) si trasferirà a Fiumicino dove ha già aperto un nuovo magazzino – sostiene Massimo Bottai (Filt Cgil) – . Abbiamo chiesto di trasferire lì tutto il personale ma le nostre richieste non sono state accolte. Ci sarà una nuova società ma i proprietari sono gli stessi con un nuovo nome».

Una circostanza negata da Marco Pisciarelli, consulente della ISp Logistica: «Tra le due società non c’è nessuna continuità – sostiene – Isp Logistica fa capo all’imprenditore Fabrizio Coscione. A Fiumicino abbiamo bisogno di circa 50 lavoratori». Coscione è stato rinviato a giudizio nel 2017 per aver evaso circa 1 milione di euro ed ha una lunga storia da ripulitore di aziende in fallimento, caso più famoso fu la Montebovi di Lavinio.

La Filt Cgil di Roma est è entrata in agitazione e ha iniziato le trattative. «Venerdì abbiamo fatto un blocco delle attività – continua Bottai – . Volevano assumere solo 10 persone ora, dopo lo sciopero, siamo arrivati a 42 lavoratori che saranno assunti a Fiumicino a tempo determinato fino al 31 dicembre, con l’impegno di valutare congiuntamente la trasformazione fra 3 mesi».

42 su 110. «Chi glielo dice a quei 70 che devono restare a casa? La beffa è che ora ci metteranno uno contro l’altro. Una guerra tra poveracci», commentano i lavoratori presenti presso la Camera del lavoro dove si svolgono le trattative. Gli operai vivono in una continua incertezza, considerando che hanno già vissuto una situazione simile con le cooperative di Samuele Piccolo, arrestato nel 2012 per associazione a delinquere e finanziamento illecito ai partiti, da cui vantano complessivamente circa 1,2 milioni di euro tra Tfr e stipendi arretrati. «Non c’è compattezza, c’è chi ha paura, chi è minacciato, chi guarda il proprio orticello – ha commentato un operaio – Siamo sempre andati incontro all’azienda nonostante i torti subiti. La cattiveria più grande è stata quella di assumere degli indiani per rendere operativo il nuovo magazzino mentre qui ci sono lavoratori con 20 anni di anzianità.

Tra l’altro le persone che assumeranno saranno comunque assunte come sesto livello a prescindere dal livello attuale. Gli stipendi si abbasseranno, sarebbero più onesti se ci dicessero: “Non vi vogliamo più”. Ora non assumono nemmeno più gli africani ma gli indiani perché si accontentano di un salario più basso. Gli italiani non sono razzisti, è il lavoro che è razzista». Lo sconforto è evidente.

Domani i lavoratori si riuniranno per decidere se accettare o meno la proposta.

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