Per la Ue, la sospensione dei brevetti sui vaccini contro il Covid è l’ultima spiaggia, nel caso in cui tutte le altre misure si siano rivelate inefficaci: un piano d’azione commerciale multilaterale per accrescere la produzione e garantire un accesso universale e equo, togliere gli ostacoli all’esportazione, incoraggiare i produttori ad accrescere la produzione, vegliando che i prezzi siano abbordabili per i paesi poveri, utilizzare a fondo il sistema delle licenze volontarie e anche quello delle licenze obbligatorie nel quadro dell’accordo Trips alla Wto, ma solo nel caso che questo insieme non funzioni. La Ue «non è convinta» che un’ampia deroga ai brevetti, come proposto da India e Sudafrica dallo scorso ottobre, sia «la migliore soluzione nell’immediato», perché per Bruxelles è importante «mantenere livelli di protezione necessari per gli investimenti nell’innovazione» nel futuro, per far fronte alle nuove varianti e per nuove cure.

È QUESTA LA POSIZIONE che la Ue presenta al consiglio della Wto dell’8 e 9 giugno, dedicato ai diritti della proprietà intellettuale nel commercio internazionale e che difenderà al G7 in Cornovaglia, alla fine della prossima settimana (11-13 giugno).

«Dall’inizio della pandemia – ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen – l’Ue ha dato attivamente prova di solidarietà con il mondo. Ha autorizzato l’esportazione di circa la metà del volume totale dei vaccini prodotti in Europa», sono state esportate 250 milioni di dosi, la Ue è il primo finanziatore del programma Covax con 2,8 miliardi con l’impegno per altri 100 milioni di dosi entro fine 2021, 4,9 miliardi sono stati stanziati per il programma Accelerator di partnership globale per l’accesso agli strumenti di lotta contro il Covid. «Il nostro obiettivo immediato e imperioso è di garantire un accesso equo ai vaccini per i paesi a reddito basso e intermedio e di condividere questi vaccini il più ampiamente e rapidamente possibile», ha aggiunto von der Leyen. Per il vice-presidente Valdis Dombrovskis, «il problema principale del momento è che non ci sono sufficienti capacità di fabbricazione per produrre rapidamente le quantità richieste».

L’OBIETTIVO DELLA UE è mettere in piedi degli hub regionali, soprattutto in Africa (che dipende completamente dall’import): Sudafrica, Senegal e Ruanda sono già in campo. Nel mondo, sono già state concluse 280 partnership. Ma nel momento in cui sono state somministrate 2 miliardi di dosi a livello globale, il baratro tra paesi ricchi e poveri persiste: i paesi ad alto reddito, dove vive il 16% della popolazione mondiale, hanno concentrato il 37% delle dosi utilizzate, i più poveri solo lo 0,3%. In Africa sono state somministrate 2,5 dosi ogni 100 abitanti, 87 negli Usa, 47 nella Ue. Sei paesi nel mondo non hanno ancora avuto nessuna dose: quattro in Africa (Tanzania, Ciad, Burundi, Eritrea), più Corea del Nord e Haiti.

LA UE INSISTE sulla levata delle restrizioni all’export, sottolineando che le catene di produzione sono molto interconnesse e non devono subire interruzioni. Il prezzo abbordabile è importante, quindi Bruxelles propone accordi di produzione e anche di licenza (le aziende farmaceutiche Pfizer, Moderna e J&J si sono già impegnate a fornire quest’anno 1,3 miliardi di dosi a prezzo di costo ai paesi a basso reddito e a un prezzo moderato per quelli di livello intermedio, ricorda il comunicato della Ue).

TUTTO QUESTO ragionamento porta la Ue ad affermare che le «licenze volontarie sono gli strumenti più efficaci per facilitare l’intensificazione della produzione e la condivisione dell’expertise». Solo nel caso la cooperazione volontaria fallisca, «le licenze obbligatorie sono uno strumento legittimo nel contesto di una pandemia». Ma sempre inquadrate nel programma Trips. La Ue invita gli altri membri della Wto a «convenire che la licenza obbligatoria potrebbe applicarsi a tutte le esportazioni destinate a dei paesi che non dispongono di capacità di produzione, ivi comprese attraverso l’intermediario del meccanismo Covax». Ma senza andare a una «ampia deroga» sui diritti di proprietà intellettuale.