È tempo di elezioni anche per il parlamento di Tripoli. Se il voto dello scorso maggio ha portato alla formazione di un’Assemblea a Tobruk, senza sede fissa ma appoggiata dai militari dell’ex generale ed ex agente Cia Khalifa Haftar, il premier, espressione degli islamisti moderati, Omar al-Hassi non ci sta e promette di tornare alle urne. Con lo scopo di colmare la lacuna degli islamisti: la scadenza del mandato parlamentare che ha portato alle dimissioni forzate del premier Ali Zeidan, prima, e al via libera al golpe Haftar, poi.

Ma a Bengasi la battaglia non si ferma, dopo la sfilata trionfale i militari di Haftar, hanno dato 12 ore di tempo ai miliziani di Ansar al Sharia, responsabili dell’attacco costato la vita all’ambasciatore Usa, Chris Stevens, per lasciare il porto cittadino. Alla vigilia della sua marcia sulla città, Bengasi è stata scossa da violente esplosioni. Alcuni razzi Grad sono piovuti anche sui quartieri del porto e testimoni hanno parlato di raid aerei dell’esercito libico sulle postazioni jihadiste. Non solo, Ibrahim Jathran, che detiene il controllo di vari pozzi petroliferi a est di Bengasi, rifiuta sempre di unirsi alla guerriglia, vicina agli islamisti.

La parte dell’esercito che appoggia Haftar ha chiesto ieri ai residenti del quartiere portuale al-Sabiri di lasciare le loro case prima della nuova, grande operazione contro gli islamisti. Nelle ultime settimane, oltre 200 persone sono state uccise nel tentativo di liberare la città dai jihadisti.

Alla vigilia della controoffensiva, uno dei portavoce dell’esercito libico, Mohammed Hegazi, ha dichiarato che un aereo del Qatar ha portato armi ed equipaggiamenti militari a Misurata in mano alle milizie islamiste. Hegazi ha confermato che le forze di Haftar controllano il 90% della città. «L’esercito libico controlla tutti i quartieri di Bengasi», ha detto il colonnello Wanis bu Khamade, comandante delle forze scelte e dei paracadutisti. Wanis ha inoltre riferito che «sono in arrivo da Ajdabiya (a ovest di Bengasi) rinforzi militari con il battaglione 148, che si dispiegherà nell’est della Libia». I militari hanno compiuto perquisizioni e arresti sommari a Bengasi.

Per questo le famiglie degli uomini della brigata 17 febbraio e di Ansar al Sharia si sono ritirate verso il porto e nell’ovest. Per le associazioni che monitorano le vittime, sono 35 i più impegnati attivisti politici libici uccisi dall’inizio 2014. Infine, centinaia di egiziani sono stati fermati all’aeroporto di Tripoli e obbligati a non entrare nel paese. Militari e islamisti si accusano a vicenda per il coinvolgimento di combattenti egiziani tra le loro fila.