Iscrivendosi nella lunga tradizione di romanzi che raccontano il rapporto tra madre e figlia, Lia Migale scrive la storia di Eva e Arianna nel suo nuovo romanzo A occidente del futuro per la Lepre Edizioni (pp. 256, euro 18).

Si tratta di un testo corale nel quale si alternano i punti di vista della madre, del suo gruppo di amici e amiche, che rappresentano per la figlia una vera e propria famiglia, di Arianna stessa, come se il romanzo fosse stato pensato nella forma di un diario collettivo («sì, lo devo proprio scrivere perché non voglio dimenticarmi i particolari!» esulta Arianna di ritorno da un viaggio in Egitto che ha fatto con sua madre e la carissima amica Diamante).

LA STORIA ATTRAVERSA un arco di tempo abbastanza lungo, da quando Arianna è una ragazzina delle medie fino al suo matrimonio e si conclude negli anni ’30 del XXI secolo. Eva, sua madre, appartiene a una generazione che ha fatto lotta politica attiva e le amiche e gli amici coi quali si occupa dell’educazione di Arianna condividono con lei gli stessi ideali, che vedono sgretolarsi di fronte all’andamento sempre più deludente delle elezioni.

Il mondo descritto nella prima parte del testo è quello della nostra contemporaneità, con l’ascesa dei partiti populisti e un sempre più diffuso disinteresse da parte della popolazione nei confronti della gestione della cosa pubblica. Arianna in un primo momento si dimostra disinteressata alla politica: è importante per lei solo nella misura in cui mette sua madre di pessimo umore o quando Eva e gli altri organizzano delle azioni di attivismo che hanno aspetti vandalici.

Negli anni, però, lei e i suoi amici capiranno il valore della politica anche perché Eva è stata capace di fornire preziosi insegnamenti e sarà in quel momento che la madre si renderà conto a sua volta che è il caso di farsi da parte e lasciare che le nuove generazioni gestiscano il cambiamento come meglio credono. Non a caso, Arianna e i suoi compagni e compagne fondano un partito dal nome decisamente evocativo: «il Partito Nuovo».

QUESTO MOMENTO corrisponde al cambiamento di vita di Eva che per tutta l’infanzia e l’adolescenza della figlia si era dedicata esclusivamente alla sua educazione e a cullare il fantasma del suo amore perduto. Arianna non ha mai conosciuto suo padre, che non voleva avere figli e che Eva ha amato per tutta la sua esistenza, fino a che non si renderà conto che restare aggrappata a quella relazione finita da anni significa soltanto far vincere la paura di rimettersi di nuovo in gioco.

Tale consapevolezza coincide con la necessità che Arianna e suo padre si conoscano. È molto interessante il processo di avvicinamento tra i due in un tempo futuro rispetto a quello in cui viviamo, dove le differenze di classe si sono accentuate drammaticamente e la violenza in strada fra bande è all’ordine del giorno.

Lei riesce a barcamenarsi in questa realtà dai toni a distopici grazie al sostegno delle sue relazioni: la sua amica di sempre, Angelina, ma anche Leonardo, con cui è cresciuta come se fosse un fratello e che fa un’affermazione che ben si attaglia alla realtà che vivono tutte le nuove generazioni: «è come se il nostro tempo fosse un po’ il tempo dove il futuro muore, siamo all’occidente del futuro».

L’intero romanzo si basa proprio sull’importanza delle relazioni, non quelle canoniche, di marito e moglie o padre e figlia, ma quelle che si scelgono, che si costruiscono nel tempo e derivano non tanto dal sangue quanto da una comunione di intenti.