Davanti al “Lift” scende copiosa la neve. I ragazzi stanno in fila pazienti, alla sala si accede solo dopo un attento controllo della sicurezza interna. È la notte di Capodanno del calendario giuliano e questo è uno dei due soli locali lgbt a Kiev. Dentro ci sono soprattutto ragazzi gay sotto i trent’anni – alcuni persino soli – qualche coppia lesbica e ragazze eterosessuali alla ricerca di “sensazioni forti”. Difficile trovarle qui dove tutti sono educati, timidi e provengono in gran parte dalle classe medio-alta della capitale. Qualche abbraccio, qualche pacca sul sedere, qualche gesto tenero, niente baci sulla bocca. Due sale: una di musica house e una di pop dance, il tutto ricorda un po’ le discoteche italiane per adolescenti degli anni ’70.

Sono fortunati – mi dice Sergey 50 anni, fotografo – non saranno un granché queste discoteche ma garantiscono una socialità che per la mia generazione è stata sconosciuta”. La sua storia è come quella di tanti: un matrimonio da giovanissimo in periodo sovietico, una figlia; ha lasciato la famiglia solo 10 anni fa per vivere con il suo compagno.

In Ucraina l’omofobia, nel tempo, ha mutato segno. Con l’avvento dello stalinismo in URSS l’omosessualità non solo tornò a essere perseguita penalmente ma fu perfino rimossa e resa indicibile in ogni ambito sociale e culturale, almeno fino alla perestrojka. L’omofobia ucraina attuale è invece cresciuta, con lo sviluppo delle organizzazioni di estrema destra a partire dai primi anni Duemila, dopo che in seguito alla depenalizzazione dell’omosessualità nel 1991 si conobbe un breve periodo di tolleranza.

Il “Lift” ha subito, da quanto ha aperto i battenti, tre assalti di gruppi neofascisti, ma le inchieste della polizia per punire i colpevoli sono state presto chiuse. Stessa sorte è toccata all’altro club della capitale, il “Pomada”, dove si incontrano soprattutto lesbiche e transessuali. Un terzo locale, che si trovava sul centralissimo viale Kreshiatik, dopo varie minacce è stato costretto a chiudere.

Formazioni neofasciste e “banderiste” come “Svoboda” o “Pravy Sektor” che infestano purtroppo la città, ritengono l’omosessualità una “infezione promossa dalle lobby mondialiste e dalla democrazia cosmopolita” come dicono nei loro opuscoli. “Persecuzioni, minacce e pestaggi contro gli lgbt – oltre che contro i militanti di sinistra – sono la nostra quotidianità” dice Volodomyr Ishchenko redattore della rivista di sinistra Commons.

I governi che si sono succeduti non hanno fatto nulla neppure per lo sviluppo dell’educazione sessuale, mentre l‘infezione da HIV risulta essere ancora una epidemia in Ucraina: secondo la Banca Mondiale l’1,63% della sua popolazione tra i 15 e i 49 anni è positiva al virus.

Svetlana 29 anni, ha deciso di cambiare sesso 4 anni fa. Da allora è cominciato il suo lungo calvario, che continua ancora oggi. “Il cambiamento del sesso è legale in Ucraina ma solo come la “correzione” di una patologia mentale” ci dice. Da qui una infinita serie di visite psichiatriche, di umiliazioni, pressioni, procedure burocratiche senza fine. “I medici spesso – afferma sconsolata la biondissima Svetlana – mi dicono che quanto mi è successo è forse perché non ho mai trovato la ragazza in gamba a letto…”

Da quando l’Ucraina ha chiesto l’associazione all’Unione Europea il governo si è impegnato a rimuovere tutti gli ostacoli alla partecipazione alla vita sociale, e impedire le discriminazioni sui posti di lavoro, nei confronti degli lgbt. Ma la Rada (il parlamento ucraino) da allora non ha mai approvato nessuna legislazione in tal senso e non si è neppure trovato un parlamentare che la volesse proporre.

Gli insegnanti lgbt sono costretti a non mostrare o dichiarare il proprio orientamento sessuale a scuola pena allontanamento dall’incarico. Spesso la discriminazione sul lavoro assume forme più subdole, meno tradizionali ma più di classe: “Le grandi catene occidentali di supermercati ci assumono di buon grado perché avendo noi difficoltà a trovare lavoro siamo più mansueti. E anche più ricattabili” afferma ancora Svetlana. “Ma per noi trans va ancora peggio. Siamo costretti/e spesso ai margini della società e a guadagnarci la vita con la prostituzione o lavorando nel mondo dei locali notturni” conclude.

Vista l’immagine “europeista” che il paese vuole darsi dopo l’ascesa al potere di Petr Poroshenko in Ucraina, a differenza della Russia, ogni anno si tiene per le vie della capitale il “Kiev Pride”. Lo scorso anno hanno partecipato circa 2000 persone, protette da oltre 6000 di poliziotti mentre militanti dell’estrema destra sui marciapiedi insultavano e minacciavano i partecipanti. “Purtroppo – ci ricorda Sergey – l’estrema destra nuota in un mare sociale largamente omofobo”. Secondo un sondaggio dell’Active Group realizzato nel 2017, per il 57,1% degli abitanti di Kiev il “Pride” andrebbe vietato. Complessivamente nel paese la situazione forse è ancora peggiore. Da un sondaggio realizzato dall’Istituto Gorshenin lo scorso luglio su un campione in tutto il territorio nazionale è risultato che il 39,3% degli intervistati non vuole avere a nessun titolo relazioni (di amicizia, familiare o di lavoro) con persone lgbt. Sempre circa un terzo degli intervistati è convinto che agli lgbt andrebbe tolta persino la cittadinanza.

È qualcosa che si sa anche in Europa ma non si vuole vedere, forse perché l’Ucraina oggi è l’avamposto avanzato della lotta contro “L’impero del male” russo. Il quinto rapporto della Commissione Europea contro il razzismo e l’intolleranza al Consiglio d’Europa, pubblicato lo scorso 19 settembre, infatti afferma che l’Ucraina occupa il 44° posto su 49 nella cosiddetta “classifica arcobaleno”, che riflette la situazione dei diritti delle persone lgbt in Europa. Dal punto di vista dei diritti umani, la situazione degli individui lgbt in Ucraina è solo leggermente migliore rispetto Russia, all’Armenia, alla Turchia e all’Azerbaigian.

 

INTERVISTA

 

Olga Olshanskaya è una attivista dell’Associazione ucraina “Insayt” che come dice lo statuto “riunisce gay, lesbiche, bisessuali, e queer i quali si battono per per l’uguaglianza e la libertà dalla violenza e dall’emarginazione per se stessi e per ogni gruppo sociale”. La “Insayt” è attiva dal 2007 a Kiev e dal 2015 in altre città del paese come Leopoli, Cernozy, Uzhgorod, Dnepr, Zaporoze.

Abbiamo incontrato Olga nella sede dell’associazione per rivolgerle alcune domande sulla situazione degli individui lgbt in Ucraina.

Olga, qual’è la situazione attuale degli lgbt in Ucraina?

Abbiamo fatto importanti passi avanti, è innegabile. La situazione è sicuramente migliorata negli ultimi cinque anni. Siamo più visibili socialmente sia grazie a una maggiore attenzione dei mass-media sia grazie alle iniziative più militanti. Parlo di iniziative come il “Festival dell’Uguaglianza” organizzato da noi di “Insayt” sia ovviamente il Kiev Pride.

Il Festival dell’Uguaglianza si tiene a Kiev ogni anno, dura qualche giorno, Durante le sessioni si tengono performances teatrali, cineforum, dibattiti sul mondo lgbt, lezioni di tolleranza rivolte ai bambini, l’esposizione artistica “Let’s queer let’s art”. Dal 2016 l’iniziativa si tiene anche in altre città dell’Ucraina. Del “Kiev Pride”, non occorre parlare: come in tutto il mondo si tratta di un corteo di orgoglio e difesa dell’identità lgbt che qui da noi ovviamente assume una dimensione più “militante”.

Tuttavia da molte parti si sostiene che la società ucraina si sia chiusa negli ultimi anni, sia diventata più conservatrice. E se sì come credete si possa lottare contro tale tendenza?

Sì, purtroppo esiste anche questa tendenza. Ciò è associato prima di tutto alla pericolosa crescita dei gruppi della destra radicale e neofascista che propagandano i “valori tradizionali” e della “famiglia normale”. E che spesso si distinguono per la persecuzione di chi è “diverso”. Ci stiamo battendo contro tutto ciò: parliamo con la gente, organizziamo eventi e non soprattutto non ci nascondiamo. La cosa più importante è non farci tappare la bocca, aumentare la nostra visibilità: noi esistiamo e non abbiamo paura. .

La “Insayt” oltre a organizzare il “Festival dell’Uguaglianza”, di cosa si occupa?

Organizziamo vari eventi educativi per la nostra comunità ma anche per un più ampio pubblico. Esistono poi vari di dipartimenti che riguardano questioni più pratiche e individuali: psicologico e giuridico. Abbiamo una serie di avvocati che collaborano attivamente con noi. Poi abbiamo lanciato il “Programma Sheelter” per fornire abitazione e assistenza agli LGBT che abbandonano le zone di guerra (Ucraina orientale e Crimea).

Garantiamo un soggiorno temporaneo, per le persone LGBT che si trovano in una situazione difficile, un luogo sicuro per dormire, per l’igiene personale e anche l’assistenza per trovare un posto di lavoro. Naturalmente poi, come tutte le organizzazioni lgbt, sviluppiamo rapporti internazionali con molte realtà Attualmente collaboriamo con: ILGA Europe, la International Service for Human Rights, la RFSL di Stoccolma, Article 19.

Esiste in Ucraina una legislazione anti-gay come in Russia? Esiste una legislazione per poter cambiare sesso?

Non esiste in Ucraina una legge omofoba come quella vigente in Russia dal 2013, per fortuna. Ma al contempo non esiste neppure nessuna legislazione che permetta di cambiare sesso. Il cambiamento di sesso in Ucraina è possibile solo passando attraverso il sistema sanitario nazionale. Esistono solo degli atti normativi che regolano la procedura di cambiamento (correzione) del sesso e tutto è affidato alla volontà del singolo individuo che intende cambiare sesso.