Leyla McCalla pubblica il terzo disco della sua carriera e ascoltarlo è un po’ come girovagare ininterrottamente nella cosmopolita Jackson Square, cuore pulsante di New Orleans. Si incontrano i suoni del blues e del jazz, intervallati da stralci di melodie creole arricchite ulteriormente dai colori dello zydeco e da quelli del cajun, oltre che dalle ritmicità del calypso. Un caleidoscopio di suoni, ideati e suonati con perizia ed assemblati con gusto, dove a far la differenza son le parole. Dentro il macinolento e pigro blues che dà il titolo all’album, McCalla lancia una potente critica al capitalismo, espande il discorso nel classico anni ’30 Money Is King del trinidadiano Growling Tiger, palesa la sua rabbia per l’inquinamento da piombo delle acque di cui è stata vittima la figlia nel soul blues di Heavy as Lead. Senza retorica, assieme all’amica R. Giddens con cui condivide la band Our Native Daughters, la newyorkese di origini haitiane si conferma una delle artiste di maggior talento degli ultimi anni in ambito african american, capace di rendere fruibile al grande pubblico le identità di stampo world che predilige.