L’8 marzo, dopo averla per breve tempo pubblicata online, la redazione del manifesto ha fatto sparire nottetempo la rubrica L’Arte della guerra anche dall’edizione cartacea, poiché mi ero rifiutato di uniformarmi alla direttiva del Ministero della Verità e avevo chiesto di aprire un dibattito sulla crisi ucraina.

Termina così la mia lunga collaborazione con questo giornale, su cui per oltre dieci anni ho pubblicato la rubrica. Un caro saluto ai lettori, che continuerò a informare attraverso altri canali.

Manlio Dinucci

Risposta

È con vero dispiacere, dopo tanti anni di collaborazione con la preziosa rubrica “L’arte della guerra” che riceviamo questo arrivederci. Ma è doveroso, per l’autore, per il manifesto e per i lettori precisare l’ accaduto.

La sua ultima rubrica – che ha ripreso una rubrica sempre sulla Rand del 2019 – dal titolo “Ucraina, era tutto scritto nel piano della Rand Corporation” è stata considerata impropria e sbagliata – non c’è un giallo: è uscita online perché il servizio online ha pensato di passarlo come d’abitudine, mentre l’articolo invece era bloccato.

Il giudizio negativo sull’articolo è stato formulato all’autore, al quale è stato spiegato che la prima parte del ragionamento era come da tradizione rigorosa e informativa, cioè che la Rand Corporation aveva previsto ogni mossa della guerra in corso in Ucraina, ma che farne discendere allora l’oggettiva reazione dei bombardamenti di Putin “alle installazioni Nato in Ucraina” – questi giorni ci dicono che la mira è a dir poco sbagliata – assumeva la caratteristica di una legittimazione oggettiva della guerra russa.

Per questo giornale, per la sua storia e il suo presente, la guerra della Russia di Putin – che sembra dunque impegnato a recitare il copione della Rand – è una aggressione. Spiegarne le origini e le complicità, oltre che le responsabilità occidentali, è per noi impegno di ogni giorno, ma questo non può voler dire giustificarla.

Così alla fine il pezzo si appalesava. Richiesto di togliere le poche righe che contenevano questa brutta ambiguità, l’autore si rifiutava. Un rifiuto che non era “richiesta di apertura di dibattito” ma il contrario. E noi rispettando la sua indipendenza ma anche la nostra, abbiamo deciso di non pubblicarla. Speriamo sia un arrivederci.

Tommaso Di Francesco