Sono un assiduo lettore del manifesto. E sono proprietario di un castello nella Tuscia laziale.

Si tratta di una fortificazione dei Prefetti di Vico ampiamente rimaneggiata nella prima metà del ‘500 circondata da 4 ettari di scoscesa boscaglia. Vi abito, o meglio abito con la mia famiglia i circa 180 metri quadrati dell’edificio riscaldati da due stufe a pellet e grosso modo al riparo da infiltrazioni d’acqua. Di interventi pubblici a salvaguardia di un patrimonio storico minore, neanche a parlarne. Aprirlo alle visite comporterebbe insuperabili problemi di sicurezza.

Il mio reddito è a malapena sufficiente a minimi interventi di emergenza. E in gravissime difficoltà versano diversi residenti in dimore storiche ben più importanti della mia, tra vincoli, obblighi. adempimenti burocratici e mostruosi costi di manutenzione. Il suggerimento ricorrente è mettere da parte ogni ragione affettiva e vendere il maniero di famiglia.

Ma avete mai provato a vendere un castello? Fa davvero sorridere, nel mondo del capitale finanziario e delle multinazionali, una sinistra bellicosamente in armi contro di noi, poveri residui del mondo feudale, che esentati dalla Tasi manderemmo in rovina il sistema sanitario nazionale.

Cari compagni del manifesto, sarei felice di donarvi il mio castello (il cui valore nominale è assai elevato) se fosse accettato in permuta con la testata che tutti vogliamo riacquistare.