Lettera aperta al Ministro dell’Istruzione prof. Patrizio Bianchi

Signor Ministro,

Abbiamo letto tutti con estrema attenzione le Sue recenti affermazioni così riportate dal quotidiano la Repubblica:

«Nel PNRR abbiamo previsto la riduzione del numero di studenti per classe – afferma il titolare del dicastero di Viale Trastevere – è un problema che esiste nei grandi centri urbani, mentre in quelli interni e nelle zone di montagna abbiamo il problema opposto. Andremo verso classi ridotte dal prossimo anno, ci sarà una riduzione degli alunni mentre abbiamo confermato l’organico dei docenti e avremo seimila unità in più tra insegnanti di sostegno e potenziamento».

Noi tutti – genitori, docenti, ATA e studenti del Liceo Scientifico Statale “Francesco d’Assisi” di Roma – l’abbiamo presa in parola. Dunque, il governo si impegna a ridurre il numero di alunni per classe dal prossimo anno. Giusto? Crediamo di aver capito bene, perché il testo è inequivocabile e non può certamente essere frainteso.

Ella – sempre nelle sue dichiarazioni rilasciate a la Repubblica – non manca correttamente di collegare il problema della ripresa del prossimo anno scolastico alla questione centrale della sicurezza. E, infatti, dichiara: «Vogliamo avere tutti gli studenti in presenza, anche quelli delle superiori e per farlo dobbiamo lavorare sulla sicurezza».

Ella concorderà con noi che una pandemia può essere considerata un’emergenza nei primi mesi, ma dopo che ha già gravemente turbato il regolare svolgimento di due anni scolastici consecutivi, continuare a parlare di emergenza sarebbe solo ammettere che in Italia ogni emergenza tende a cronicizzarsi e diventare normalità.

È, infatti, evidente che se anche l’anno prossimo la convivenza con il virus dovesse essere affrontata con classi strapiene (oltre che con mezzi pubblici superaffollati) quanto subito dalla scuola nei due precedenti anni scolastici si ripeterà inevitabilmente anche in quello 2021-22. Si pensi anche alla situazione dei precari la cui durata del contratto ne impedisce di fatto la partecipazione agli scrutini. Sappiamo che Ella non può non concordare con questo nostro punto di vista.

Quando però l’USR del Lazio ha comunicato al nostro Liceo che anche l’anno prossimo dovremo ridurre le future terze da 7 a 6, per formare classi terze che – in spazi angusti – dovranno accogliere almeno 27 studenti, una domanda ci è venuta spontanea: forse all’USR del Lazio non è stato comunicato che l’impegno del governo è andare «verso classi ridotte dal prossimo anno»?

Perché nel caso del nostro Liceo non solo il numero di alunni per classe non sarà ridotto, ma, anzi, verrà ulteriormente aumentato.
Noi tutti – genitori, docenti, ATA e studenti firmatari di questo appello – riteniamo che alle parole debbano seguire i fatti o quantomeno – se proprio non fosse possibile rispettare gli impegni migliorativi da Ella assunti – non si continui addirittura ad operare per peggiorare le cose.

Chiediamo, quindi, che – se proprio non è possibile ridurre il numero di alunni per classe – almeno non lo si aumenti.
Chiediamo che si possa formare la settima terza che ci è stata tolta senza alcuna motivazione valida e contro le stesse pubbliche dichiarazioni di impegno del Suo Ministero.

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