Vorrei che Il Manifesto trasmettesse la mia lettera alla scuola di mio figlio come lettera aperta ad Azzolina a cui mando anche questa. Ecco la mia storia.
Abbiamo una figlia alle elementari e sono rimasta scioccata nell’apprendere che la direttrice didattica qui presumeva sostanzialmente che tutti i genitori fossero d’accordo a cedere tutta la pedagogia a Google. Io non sono d’accordo con questo. Come giornalista, ho coperto dozzine di storie per Forbes sui pericoli della “grande tecnologia” e su come questi sistemi stanno invadendo le nostre vite, culture e interazioni.

Ho anche inviato una lettera al capo di istituto all’inizio di questa settimana. Sono sbalordita che questa persona pensi che Google sia innocuo o addirittura “una buona idea” dato che con queste aziende non è che ci stanno aiutando – si stanno aiutando da soli poiché NOI siamo il prodotto. Parallelamente a questo, un mese fa ci è stato detto di un incontro con la scuola online (sospettiamo che lo abbiano tenuto online solo dal momento che il primo incontro si è tenuto di persona e poiché ho visto l’aumento dei tassi di Covid, ho scritto per chiedere che gli incontri siano virtuali e in un’ora decente dove possano partecipare anche le persone che lavorano).

L’incontro era previsto per le 17:00 e ci è stato detto che non potevano cambiare l’orario dell’incontro perché “l’email era già stata inviata”. C’è stato un mese per informare i genitori di un nuovo momento più utile poiché alle 17:00 molte persone stanno ancora lavorando o tornando a casa. Poi abbiamo scoperto che c’era una votazione e il dirigente scolastico ha detto a mia moglie che non potevamo votare a causa della lettera che avevamo inviato lunedì. Quindi ora è proibito protestare contro Google: tutto significa che siamo stati emarginati dallo stesso sistema educativo che dovrebbe comunicare con noi e ascoltare le nostre idee. Quindi, hanno organizzato un incontro per emarginare le nostre critiche a Google, impedendoci di votare per il rappresentante dei genitori. (…) Scrivo regolarmente su questo argomento ma ora mi ci trovo dentro.

Per questo gradirei che il Manifesto pubblicasse la mia lettera come una lettera aperta che invierò ad Azzolina. Vorrei anche scrivere di quello che sta succedendo. È proprio quello che ci aveva avvertito Giorgio Agamben anni fa, quando lo stato di eccezione diventa la regola. Cari saluti.