Una evidente simmetria, rispetto all’esordio di Notturno di Gibilterra, segna il secondo romanzo di Gennaro Serio, Ludmilla e il corvo (l’Orma, pp. 208, € 18.00) che conferma l’originalità inventiva come la fluidità di una scrittura prossima alla pura affabulazione senza patirne, tuttavia, lo smaltimento della vigilanza critica e una troppo pacifica conciliazione con il lettore. Al contrario, Serio la ostacola proprio nel momento in cui sembrerebbe portarla a compimento ed è qui che egli rilancia ex abrupto un congegno narrativo in cui convivono le libertà di un’immaginazione a tutto campo e i vincoli di una costruzione calcolata al millimetro. Come...