Continuiamo a parlare del film La vita è bella con Roberto Benigni che abbiamo visto. Come si chiamava il bambino? Secondo voi come si sentiva?

«Si chiamava Giosuè». «Secondo me si sentiva un po’ confuso, non capiva bene se suo padre lo prendeva in giro o no». «Secondo me suo padre non lo prendeva in giro, gli diceva la bugia del concorso per vincere il carrarmato solo per non farlo star male». «Secondo me però aveva un po’ paura, perché vedeva che qualcosa non andava, che c’era troppa confusione attorno a lui». «Il bambino alla fine del film non si è quasi accorto di niente, che il papà è morto. Poi trova la mamma».

Ma avete capito se questo film raccontava una storia vera o no? Secondo voi era vera o no?

«Per me no, perché sappiamo che i film sono tutte delle storie». «Era una storia vera perché la guerra c’è stata veramente, anche i tedeschi, i nazisti, i fascisti, non sono una cosa inventata». «Per me il film è un po’ vero e un po’ no. Perché Roberto Benigni era un attore. Gli attori fanno finta di essere degli altri, dei personaggi. Però può darsi che una storia così è veramente capitata». «Anche per me. La storia forse è inventata, però potrebbe essere vera. E’ una storia verosimile, cioè possibile, che magari è capitata veramente». «Questo era un film storico: delle persone di oggi facevano finta di essere delle persone del passato, però la guerra c’è stata ugualmente». «Però non c’era il concorso per vincere il carrarmato».

Qualcuno di voi ha immaginato di essere al posto di Giosuè?

«Secondo me io mi sarei accorto che mio papà mi diceva un po’ di balle, ma forse perché io sono più grande e Giosuè piccolo». «Anche io me ne sarei accorto dello scherzo. Però forse è stato meglio che lui ci ha creduto. Così ha sofferto meno». «Anche a me piacerebbe sapere come si sta sopra un carrarmato vero». «A me è piaciuta di più la prima parte perché faceva ridere. A me non piacciono i film che fanno piangere». «A me piacerebbe avere un papà come Roberto Benigni perché è simpatico, ti fa ridere». «Anche io una volta mi sono nascosto dentro un comodino. Anzi, no, un armadio».

Qualcuno vuole leggermi la letterina che ha provato a scrivere a Giosuè?

«Caro Giosuè, ho apprezzato molto che ci hai raccontato la tua storia. Se fossi in te io avrei apprezzato molto il gesto di mio padre. Non so se avrei capito cosa succedeva. Ma tu, anche se forse non lo sapevi, sei stato coraggioso. Ciao, la tua amica Maria». «Anche se lo sapeva, però è stato coraggioso ugualmente. Io, al suo posto, sarei voluto scappare via subito dal campo di concentramento. Poi dormire su quel letto scomodo!»

Qualcun altro legge la sua lettera?

«Caro Giosuè, mi dispiace molto per il tuo papà. Ma sei un bambino fortunato ad avere un papà così. E poi, comunque, hai avuto la sensazione di salire su un carrarmato vero e di aver trovato la tua mamma. Sei stato bene con i bambini tedeschi? Alla fine sei stato con la nonna? E’ gentile? Sono sicuro che lo è. Lo sapevi che prima di stare con tuo papà, la tua mamma si stava per sposare con un fascista? Il tuo papà, alla fine, voleva insegnarti che in ogni cosa c’è un lato positivo. Ciao, la tua amica Elena».

Qualcuno legge un’altra lettera?

«Caro Giosuè, ricordati che sempre sbaglia chi fa la guerra e la vita è sempre preziosa e bella. Ricordati che tutti siamo uguali e con uguali diritti. Proprio per difendere questi valori, tuo papà non c’è più. Ti voleva molto bene e, anche se ti diceva qualche bugia, lo faceva per te. Ti voleva molto bene. Fai il bravo e non far arrabbiare Dora la tua mamma. Ciao da Alice».