Il tono è scanzonato, tipico di chi assiste a una scelta vista già troppe volte: «Non riusciamo a far approvare al Senato il ddl Zan, figuriamoci se adesso passa la riforma della cittadinanza», dice un deputato della strana maggioranza che sostiene Mario Draghi.

DIFFICILE DARGLI TORTO. I tre disegni di legge a firma dei deputati Boldrini, Polverini e Orfini che consentirebbero di mettere mano a una legge ormai superata perché basata sullo ius sanguinis (sei italiano se figlio di italiani) sono fermi in Commissione Affari costituzionali della Camera ormai da più di un anno. Colpa della pandemia, certo, ma anche delle resistenze mostrate da parti del M5S. Senza parlare dell’opposizione del centrodestra, sempre pronto a minacciare le barricate quando si parla di cittadinanza per ragazzi i cui genitori sono immigrati nel nostro Paese. Insomma le solite scene, per cui i voti ci sarebbero ma forse manca la convinzione, rischiando così di trasformare una riforma che riconoscerebbe come cittadini più di un milione di giovani figli di immigrati, nel solito dibattito estivo.

Da Marina di Pietrasanta, dove si trova per presentare il suo libro, sull’argomento interviene anche Enrico Letta definendo quella sulla cittadinanza come una «legge di civiltà». «Credo che sia arrivato il momento di affrontare la questione, anche sull’onda emotiva dei giochi olimpici», dice il segretario del Pd. «Mi auguro che in autunno in parlamento si possa aprire un tavolo per una migliore legge sulla cittadinanza. Questo vuol dire non brandire da parte di nessuno bandiere ideologiche». Pur senza nominarlo, Letta se la prende poi con Matteo Salvini che da due giorni attacca la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. «Serve una legge che parli di integrazione e che non c’entra nulla con gli sbarchi – dice -. Unire queste due cose è fare del male a bambini e ragazzi che sono italiani a tutti gli effetti».

IL SEGRETARIO DEL PD sa bene che la strada è in salita. Come la legge contro l’omotransfobia, anche la cittadinanza non fa parte del programma di governo quindi se si vuole approvarla vanno costruite nuove alleanze. Magari una riedizione dell’asse Pd-M5S visto con il ddl Zan, anche se sull’argomento tra i pentastellati esistono sensibilità diverse: sullo ius soli «auspico che si avvii in sede parlamentare una riflessione serena dove si può valutare una prospettiva di nascita sul territorio italiano», diceva a marzo scorso l’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte.

Chi non ha dubbi è il grillino Giuseppe Brescia, presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera. Da sempre favorevole a una riforma della legge, nel susseguirsi di dichiarazioni di questi giorni vede più rischi che opportunità: «Bisogna essere onesti – afferma – perché il dibattito di questi giorni non è nuovo e scatena solo il rumore della propaganda di sinistra e destra». Più che a uno ius soli, Brescia pensa alla possibilità di riconoscere la cittadinanza al termine di un ciclo scolastico: «Ho sempre creduto nella scuola come un potente fattore di integrazione – prosegue – e credo che il modello ius scholae possa premiare chi ha compiuto un percorso scolastico nel nostro Paese e avere un più ampio sostegno politico. Poi bisogna fare i conti con i numeri».

NON LASCIA MOLTI spazi alla discussione, invece, la posizione di Lega e Fratelli d’Italia. Anche ieri Matteo Salvini è tornato ad attaccare Lamorgese sui migranti: «Non è possibile avere un ministro dell’Interno assente che si preoccupa di mandare i controlli agli italiani che vanno al bar e che stia facendo sbarcare anche i queste ore centinaia di immigrati irregolari non vaccinati», dice. Poi attacca il Pd sulla cittadinanza: «L’Italia è il Paese che ha dato più cittadinanze, quindi non si capisce perché il Pd abbia questa priorità. Per me le priorità sono la salute, il lavoro e la scuola, sicuramente non lo ius soli e la legge elettorale». Sulla stessa linea anche Giorgia Meloni che chiude alla proposta di Letta di affrontare la questione in parlamento: «Per Fratelli d’Italia – dice – non esiste alcun margine di trattativa su questa proposte insensata che nulla ha a che fare con i reali problemi degli italiani».