Ai vertici del Pd continuano a guardarsi bene dal prendere parte pubblicamente nella faida M5S. Ma è chiaro che il rapporto- anche personale- tra Enrico Letta e Giuseppe Conte è uno dei pilastri della possibile coalizione futura. E se l’avvocato dovesse farsi da parte, senza neppure fondare un suo partito sulle ceneri del Movimento (come ha detto ieri), sarebbe un grosso guaio. Cadrebbe infatti la seconda gamba del nuovo Ulivo su cui Letta ha scommesso tutto.

PARLARE DI TIFO PER «Giuseppi» sarebbe forse eccessivo, ma la sostanza dei ragionamenti in casa Pd è questa. «Aspettiamo. La gestazione di una leadership è faticosa», ragiona Letta con i dirigenti dem, in una giornata tutta dedicata a presentare le sue Agorà, prima alla direzione e poi via Zoom a 5000 segretari di circolo. «Conte ribadisce una prospettiva governista, europeista e di sistema», insiste il segretario Pd.

Il riferimento al’ex premier non è casuale: è lui l’interlocutore. E la sua fretta di «mettere un punto», di chiudere questa telenovela è condivisa con apprensione dai dem. «L’auspicio è che risolvano presto, perché c’è molto da lavorare per le amministrative e le politiche».

A CHI GLI FA NOTARE che il M5S targato Conte potrebbe essere un concorrente elettorale per il Pd, Letta scuote il capo: «Nessuna minaccia potenziale». «Non c’è accavallamento di elettorato», ragiona il segretario. E più noi rafforziamo il profilo identitario del Pd meno il problema si pone».

Letta ha in testa tutt’altro: la necessità di costruire una coalizione competitiva contro Salvini e Meloni. Altro che competition con i 5 stelle per un voto in più. «Il nemico è la destra, la peggiore di sempre», dice a chi nel partito lo spinge ad approfittare della crisi grillina, a beneficiare della tenzone tra Grillo e Conte per favorire il loro processo di dissoluzione.

E del resto Conte nel suo “predellino” di ieri al Tempio di Adriano ha ribadito la strada dell’asse privilegiato col Pd e la sua chiara collocazione nel centrosinistra: « «Il Pd ha la sua autonomia, noi la nostra. Si lavorerà, se questo progetto partirà, fianco a fianco. Si continuerà un dialogo già iniziato, si continuerà a sperimentare una reciproca fiducia e lealtà che abbiamo già sperimentato», ha detto l’avvocato e ha ribadito che l’asse per le amministrative- da Napoli a Bologna alla Calabria- «è forte e non a rischio».

PAROLE TESE A RASSICURARE Letta, forse oltre il ragionevole. Nonostante la sicurezza ostentata in conferenza stampa, infatti, l’opa di Conte sul M5S non si è ancora conclusa positivamente. E i rischi di un’implosione sono ancora presenti.

Per il Pd è necessario che la partita nel Movimento si chiuda in tempi rapidissimi, perché il 13 luglio inizieranno -salvo sosprese- le votazioni sul ddl Zan in Senato. E un M5S dilaniato dall’eventuale addio di Conte, in un tutti contro tutti, potrebbe non garantire il sostegno necessario alla legge contro l’omofobia.

LETTA STA CERCANDO con le Agorà che partiranno realmente solo a settembre di allargare la partecipazione alla vita del Pd per tentare di sottrarlo al notabilato e al correntismo. «Stiamo costruendo una piattaforma di partecipazione su larga scala, ma che non ha nulla a che fare con la democrazia diretta», ha detto ai segretari di circolo. «Noi vogliamo rafforzare e non sostituire la democrazia rappresentativa. È un modo per ripensare la nostra democrazia, puntando sull’intelligenza collettiva. È un modo per ammettere che oggi le cose nei partiti non vanno, ma si può rigenerare la democrazia».