Un Enrico Letta spumeggiante, quello che ha chiuso ieri il Consiglio europeo di Bruxelles nella tradizionale conferenza stampa di fine vertice. Il presidente del consiglio italiano ha difeso strenuamente e con convinzione il «pacchetto lavoro» varato mercoledì scorso – tanto più dopo aver ricevuto una iniezione di risorse dalla Ue – si è detto convinto che il governo andrà avanti, nonostante le tensioni degli ultimi giorni con Silvio Berlusconi e il Pdl. E infine ha attaccato pure il leader dei Cinquestelle Beppe Grillo, affermando che «poteva mandare tutto in vacca».

Il premier ha giocato soprattutto una carta: il governo avrebbe trovato le maggiori risorse possibili vista la crisi, e «non sfasciando i conti». In questo accontentando le cancellerie europee – con Angela Merkel sotto elezioni in autunno – che erano pronte a fare le pulci al nostro bilancio, visto anche che proprio con questo vertice si doveva rimuovere ufficialmente la procedura d’infrazione aperta nel 2009 a carico del deficit italiano (si era sotto il governo Berlusconi, il deficit toccò il 5,5%).

«Abbiamo ottenuto buoni risultati perché abbiamo individuato l’obiettivo – ha detto Letta – Siamo stati credibili avendo presentato un piano nazionale rimanendo dentro l’obiettivo di bilancio, senza sfasciare i conti pubblici».
Subito dopo è arrivato il momento delle cifre, che Letta ha snocciolato e scandito con lentezza – un po’ nel suo stile – mettendo sul piatto quello che ritiene forse il primo risultato importante del proprio governo (anche se, per l’esiguità dei fondi e i criteri di assegnazione degli incentivi, bisogna anche dire che il «pacchetto» è stato parecchio «impallinato» in Italia, e non solo dal centro destra). «Dal fondo europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile arriveranno all’Italia un miliardo e mezzo di euro», ha spiegato il presidente del consiglio.

«Nel corso del vertice – ha continuato Letta – si è stabilito che ci saranno 3 miliardi in più a disposizione per il fondo, che arriverà così a una disponibilità di 9 miliardi». «Adesso sta alle imprese: le imprese non hanno alibi, possono assumere giovani» con una forte defiscalizzazione, «ovviamente a tempo indeterminato», ha aggiunto il premier, netto, sottolineando inoltre che sul lavoro «bisogna rifuggire da aspettative eccessive».

Va detto che il miliardo e mezzo destinato all’Italia, per il prossimo biennio si riduce però a un solo miliardo (il restante mezzo, sarà usufruibile negli anni successivi). Ma Letta è entusiasta: «È per noi un grandissimo risultato: triplichiamo la cifra. È il segno che la strada era quella giusta e sono state accolte le nostre ragioni», ha spiegato. Il meccanismo prevede che i primi 6 miliardi stanziati dalla Ue vengano impiegati appunto nel prossimo biennio, e che la precedenza sia attribuita ai 13 Paesi – tra questi c’è appunto l’Italia – con una disoccupazione giovanile sopra il 25%».

Alle polemiche sulle coperture del rinvio dell’Iva, fortissime in questi giorni e alimentate soprattutto dal Pdl, Letta ha risposto, per l’ennesima volta, con la stessa formula: «Non ci sarà nessun aumento di Irpef o Irap», ha spiegato deciso.

Poi è partita la stoccata a Beppe Grillo, che non ha nominato: «Sulle misure adottate dal governo con il decreto sul lavoro – ha detto Letta – un sito autorevole, appena uscita la notizia dal consiglio dei ministri ha dato una notizia falsa» dicendo che «c’era bisogno di avere tutte le condizioni unite» per ottenere gli sgravi. «Questa notizia falsa, girata mercoledì ha messo sulla strada sbagliata l’informazione». Questo «è stato molto negativo e ha dato a intendere una cosa che poteva finire in vacca».

Infine, va riportata la formula con cui il Consiglio europeo ha rimosso la procedura d’infrazione: «Il Consiglio ha acconto con favore l’abrogazione della procedura di disavanzo eccessivo per vari stati membri», recita la nota emessa in conclusione del vertice. Il primo parere positivo era stato espresso il 29 maggio dalla Commissione Ue, poi la settimana scorsa era arrivato il via dell’Ecofin. E Letta ha subito incassato: «Per chi ottempera a delle scelte che tranquillizzano la Ue e gli altri Stati membri e fa scelte che tengono i conti in ordine – ha detto – il premio ci deve essere: è inimmaginabile che tutto avvenga senza premi».