L’incipit di Enrico Letta alla riunione serale dei grandi elettori Pd è sconsolante: «È tutto completamente per aria». «E non per colpa nostra», aggiunge. «Siamo nel parlamento più frammentato di sempre, mai c’è stata una complessità così forte». Poi la nota positiva, che è un po’ il sunto di una giornata passata a parare i colpi di Salvini, a tentare di evitare la spallata del centrodestra su un nome di parte come Elisabetta Casellati. «Grazie alla nostra fermezza il centrodestra ha fatto i conti con la realtà, qualunque presidente voteremo non sarà di destra, sarà un nome autorevole».

Letta dà per scontato che Salvini si sia arreso all’ipotesi di un nome di centrodestra. E in effetti ieri la candidatura Casellati, su cui era stato fatto uno scouting pesante nella fila del M5S, è sembrata tramontare. E se è caduta la presidente del Senato è difficile che Salvini, Meloni e soci possano tirare fuori un’altra rosa di nomi meno istituzionali come Pera, Moratti eccetera.

Il leader Pd si sbilancia anche dicendo che la fumata bianca arriverà domani. E che si dovrà stare «nel perimetro della maggioranza che sostiene il governo». «Legare la vicenda del Quirinale con la tenuta dell’esecutivo non è una sgrammaticatura istituzionale», ha aggiunto. «La legislatura deve arrivare fino in fondo, non perché i parlamentari devono maturare la pensione, come si dice populisticamente, ma perché troppi sono i compiti e le responsabilità che dobbiamo portare a termine».

«Abbiamo dimostrato di essere un partito solido e serio», dice il leader Pd ai suoi parlamentari. E annuncia per oggi, quarta votazione, la scheda bianca «se non ci saranno novità». E cioè se le trattative notturne col centrodestra non avranno partorito un nome potabile. «Occorre uno sforzo collettivo perché tutti si sentano vincitori», il messaggio rivolto agli avversari.

Letta si concede anche un elogio all’eterno rivale Renzi: «Un lavoro positivo con Italia Viva ha consentito di stoppare l’operazione Casellati». E sui rapporti con Conte, che hanno vacillato quando il leader M5S martedì ha bocciato l’ipotesi Draghi e aperto a un accordo separato con Salvini, aggiunge: «La conferma della nostra alleanza è un punto importante. In questo passaggio, fino ad ora, c’è stato un lavoro positivo ed efficace di tutta la coalizione del centrosinistra allargato per evitare esiti pericolosi. Coi 5 stelle l’azione comune ci ha consentito di essere uniti e arginare i tentativi del centrodestra di sfondare». Un messaggio garbato nei toni ma duro nella sostanza, Letta lo rivolge ai tanti compagni di partito che hanno lavorato per affossare Draghi: «Dobbiamo essere lineari nei comportamenti e uniti tra noi. La cacofonia delle posizioni non fa bene a nessuno».

La giornata di ieri è stata tutta vissuta tentando di ricostruire l’asse giallorosso contro i tentativi di Salvini di arruolare i grillini nell’operazione Casellati. Obiettivo centrato anche grazie alla tregua con Renzi, che sembra reggere e aveva già portato al fallimento del tentativo gialloverde su Frattini.

Per riuscire nell’impresa Letta ha utilizzato twitter come un bazooka: «Proporre la candidatura della seconda carica dello Stato, insieme all’opposizione, contro i propri alleati di governo sarebbe un’operazione mai vista nella storia del Quirinale. Assurda e incomprensibile. Rappresenterebbe il modo più diretto per far saltare tutto», il messaggio lanciato nel primo pomeriggio e rivolto anche a Conte.

Ai grandi elettori dem, il segretario ha raccontato «la sfilza di no privati» arrivati da Salvini sui nomi di Draghi, Amato, Casini, Cartabia, Riccardi». E persino sul bis di Sergio Mattarella. «Spero che almeno uno dei loro no si trasformi in sì». In casa Pd ieri notte i nomi su cui si immaginava di poter arrivare a un’intesa bipartisan erano quelli di Casini (che non convince la sinistra interna), Amato e Elisabetta Belloni, attuale capo dei servizi segreti, che sarebbe la prima donna al Quirinale.

Un nome, quello di Belloni, che piace molto al M5S. E che potrebbe essere giocato dai giallorossi anche nel caso in cui non si trovi un accordo con la destra. Quanto al premier, per molti giorni il suo vero candidato, Letta ha detto: «Dobbiamo fare di tutto per evitare di perdere Draghi, di qualsiasi ruolo si tratti. Siamo stati abbastanza soli in questo tentativo».