Il tour di incontri ufficiali che sta portando Enrico Letta attraverso il continente europeo tocca anche Madrid. Il primo ministro italiano si è riunito ieri pomeriggio con il suo omologo spagnolo Mariano Rajoy nel palazzo della Moncloa, dove i due capi di governo si sono confrontati sui principali temi aperti sul tavolo europeo.

Primo tra tutti quello del lavoro, un argomento che a Rajoy – che deve gestire un tasso di disoccupazione giovanile che supera il 50% – toglie sonno e voti, ma che preoccupa anche Letta, secondo cui la creazione di posti di lavoro deve essere «l’ossessione della Ue». Un’Europa senza lavoro per i giovani «non ha speranza» ha ricordato il premier italiano, a cui a fatto eco Rajoy auspicando che il tema dell’occupazione sia «il cuore del prossimo consiglio europeo di giugno». Intanto i due paesi hanno annunciato la creazione di una task force per affrontare il problema ed arrivare a Bruxelles con delle proposte condivise, con la speranza che siano più efficaci di quelle che il governo di Rajoy  (che ha  polverizzato più di un milione di posti di lavoro da quando è in carica) ha applicato a livello nazionale.

Sulla questione dell’austerità – tema particolarmente caldo in Spagna dove si profila una minacciosa riforma delle pensioni – Rajoy e Letta hanno cercato di ripartire i colpi tra il cerchio e la botte: «dobbiamo fare i compiti nei nostri rispettivi paesi, ma la Ue deve fare di più» – ha dichiarato Rajoy, che sul palcoscenico internazionale applica una linea critica nei confronti delle imposizione della trojka che stride con l’inflessibile rigidità che dispiega sul terreno spagnolo in materia di tagli. «La dicotomia crescita-austerità – ha aggiunto il primo ministro spagnolo – è erronea dato che entrambe devono procedere di pari passo».

I due capi di governo hanno dimostrato pieno accordo anche sull’urgenza dell’unione bancaria e fiscale, che i due paesi appoggeranno durante il prossimo consiglio europeo. Dovranno vincere la dura resistenza della Germania, che però – secondo Letta – non «va affrontata come in una partita di calcio». Niente muro contro muro, tra nord e sud, quindi: serve invece uno «sforzo comune per far capire alla Germania che il bene dell’Europa è anche il suo bene».